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10 marzo 2013

Verso la Domenica

suggerimenti per la preghiera comunitaria sul vangelo della Domenica

10 Marzo 2013 – 4a Domenica di Quaresima – C

 

 Anche all’origine del popolo Ebreo c’è un  viaggio:
quello di Abramo, quello del popolo che esce dall’Egitto
Anche il giovane protagonista della parabola si mette in viaggio:
una prima volta per allontanarsi dal padre
e una seconda volta per tornare da lui.
Fa’, Signore, che anche noi partiamo e ritorniamo al Padre  tuo,
che ti ha mandato a rendere i nostri giorni felici,
perché liberati da tutte le nostre paure e chiusure.
Ci accompagni in questo viaggio verso casa
la Madre tua e nostra,  lei che allietò l’annuncio dell’angelo
con un viaggio di “sola andata”: quello verso il servizio. Amen.

 

 (Vangelo di Lc 11, 1-3.11-32)

+ dal Vangelo secondo Luca  

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

Meditazione.

Costui accoglie i peccatori e mangia con loro

Le prime righe del Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima stabiliscono un collegamento tra la situazione in cui Gesù si trova a parlare e l’argomento della parabola. Gesù racconta la storia di un perdono grandioso, concesso prontamente da un Padre misericordioso ad un figlio rovinato. Ma lo fa rispondendo alla mormorazione di scribi e farisei che lo criticavano perché Egli stesso si dimostrava troppo disponibile, secondo loro, verso quelli che avevano peccato. Attraverso una parabola ben congegnata, il Signore vuole dire che il primo ad essere contento del suo modo di fare è Dio stesso. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Dio è un Padre misericordioso che non perde mai la speranza di rivedere presso di sé i figli traviati.
Il trattamento che Gesù riserva ai peccatori è concordato con Dio Padre, viene da Dio e a Dio vuol far ritornare. Gesù non amministra una giustizia solo sua, ma si fa portavoce di una perdono di cui Dio stesso è fautore.

Ed egli divise tra loro le sue sostanze

Il padre di questo ingordo giovane non esita a dividere in due parti tutte le sostanze in modo tale che ciascuno possa avere quanto gli spetta immediatamente e subito farne l’uso che vuole. Non solamente questo genitore rispetta la libertà del figlio dissoluto e ostinato, ma addirittura gli concede anche troppa libertà, anche quella che non gli sarebbe lecita.  Dio infatti è Padre, ma non paternalista. Difende l’uomo, ma non gli usa protezione possessiva, quasi a soffocarlo o a contare tutti i suoi passi.
Se anche Dio tenta di convincerlo sulla differenza fra il bene e il male -ponendogli di fronte il proprio errore-  l’uomo è libero delle proprie scelte. Certo essere liberi non corrisponde ad essere smodati e libertini: la libertà è anzi opportunità di incontro e di interazione. Lasciare l’uomo libero delle proprie scelte, chiamandolo tuttavia alla responsabilità delle proprie azioni, è tipico solo di Dio.

Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame” … suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro

Ciò che colpisce in questo brano, è proprio la misericordia senza limiti del padre. Non si può proprio dire che il figlio tornasse per amore del padre o per il pentimento del suo peccato, e neanche per la nostalgia di casa. “Io qui muoio di fame “… E il padre chiude non solo un occhio, ma tutti e due e spalanca ancor più le braccia. Dio Padre è estremamente realista; non pretende da noi il puro amore e la retta intenzione fin da subito: quello è un punto d’arrivo, non di partenza, e ci vuole tutta una vita per conseguirlo! E forse non basta neanche. Gesù in questo Vangelo, ci dice che al Padre basta vedere in noi un po’ di buona volontà e un inizio di pentimento, per accoglierci a cuore e braccia aperte!

Il figlio maggiore … si indignò

Solo Dio può avere un amore di Padre nei confronti di un figlio quale viene descritto da questa parabola. Solo gli uomini possono invece mostrare reazioni di sdegno e di disappunto quale quella che si descrive nel fratello maggiore, impertinente e invidioso, che riflette la categoria dei cosiddetti “presunti giusti” che ostentano falsa perfezione e in realtà necessitano di un serio cammino di perfezione. Infatti  la conversione diventa imperativo per quanti si paragonano più al fratello maggiore che al piccolo dissoluto, presumendo di essere migliori degli altri, anche nel servire Dio. La parabola dunque ci sollecita a tornare al Padre, se ne siamo lontani; a riconoscere il suo amore, se siamo con Lui; a imparare da Lui a perdonarci a vicenda i torti, veri o presunti, per rinnovare i rapporti tra noi basandoli sull’amore. Come Lui fa con noi.

Preghiera

Tu ci perdoni sempre, Signore.
Tu ci dai sempre la possibilità di essere nuovi
e di ricominciare da capo.
Allora anche noi
dobbiamo perdonare agli amici che ci lasciano,
a quelli che parlano male di noi,
a quelli che non mantengono gli impegni presi insieme.
Tu ci perdoni sempre, Signore.
Allora nessuno deve mai «chiudere» con un fratello.
Mai dobbiamo aspettare che incomincino gli altri.
Tu ci perdoni sempre, Signore.
Allora nessuno di noi deve mai stancarsi
di ricominciare, di ridare fiducia,
di risalire la china delle delusioni.
Tu ci perdoni sempre e non ti stanchi mai di noi.
Grazie, Signore, tu che vivi e regni
con l’amore e il perdono. Amen.