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Mons. Gerardo Antonazzo inizia il suo ministero

Benvenuto, Padre!

Sora, 21 aprile 2013

Inizio del ministero del vescovo Mons. Gerardo Antonazzo

Città in festa, città al plurale… tanti sindaci, autorità, autobus dalle Puglie, confraternite, associazioni, giovani, sacerdoti, suore bambini, malati, anziani, famiglie… in migliaia invadono Sora già dal primo pomeriggio, per l’appuntamento con il nuovo vescovo, il vescovo che sorride.

Così già tanti lo  definiscono, e quando alla fine della sua omelia conclude con quel: vi voglio bene. Amen! la ragazzina seduta al mio fianco risponde sicura: come noi vogliamo bene a te! Il vescovo non la può sentire, ma non ne ha bisogno per vedere l’accoglienza profonda e calorosa che sale dagli applausi ripetuti, i canti solenni cantati con tutto il cuore e con maestria, la concentrazione e la preghiera di tutti (vedi le immagini nella Galleria fotografica).

La gente che gremisce la piazza non ha potuto seguirlo in tutte le tappe, alla partenza da Canneto, all’arrivo presso la Madonna della Quercia, poi fino a costeggiare il Liri, all’entrata al centro di Sora, fino Piazza Santa Restituta, e finalmente in cattedrale. Qui gli adempimenti  giuridici –con tanto di decreto letto dal cancelliere, il rito ufficiale che dichiara il vescovo finalmente pastore della sua diocesi- non sono affatto formali, sono piuttosto la fine della lunga attesa di questo dono del pastore.

La piazza lo attende  per la Messa, che suggella e celebra in Cristo risorto la gioia che esplode.

C’è la normale attesa, di chi vuole sentirlo pregare, parlare, cantare, abbiamo bisogno di conoscere il pastore, anche prima di essere conosciuti. E siamo subiti saziati da quello splendido sorriso che non è frutto di spensieratezza, ma di dono autentico, sgorgato dal cuore del crocifisso. Chi lo ha visto entrare in cattedrale lo ha capito bene: primo gesto chiesto al vescovo è quello di inginocchiarsi e baciare il crocifisso, che il diacono gli offre sulla soglia.

Mons. Gerardo entra serio, commosso, si inginocchia, bacia il crocifisso in un lungo momento di adorazione, poi si alza, e solo dopo qualche passo, dopo aver incrociato lo sguardo della prima persona che attende in lui il padre, il pastore, lascia fiorire dal cuore quel sorriso consapevole di gioia, di annuncio, di comunione.

Torniamo all’omelia, primo messaggio ufficiale, prime immagini di un pastore, del nostro pastore: dialogo intenso, intessuto di Sacra Scrittura, di citazioni dei Padri, uno stile lucido, spigliato, appassionato, veloce, quasi nel tentativo di raggiungere subito tutti, e di entrare in sintonia con ciascuno.

Ne riportiamo alcuni stralci, per la gioia di quanti, non potendo essere presenti, condividono il desiderio di sintonizzarsi sulle sue parole.

“Carissimi fedeli, e amici,

pur non conoscendo i vostri nomi, le vostre storie personali, familiari, e sociali, né i vostri cammini spirituali, sento che la vostra presenza e corale partecipazione sprigiona il profumo intenso del balsamo della comunione; e condividendo la gioia della preghiera fraterna, sentiamo già scorrere il flusso benefico di reciproci affetti, grazie anche alla complicità di eloquenti e amorevoli sguardi. Tanto basta, insomma, per non sentirci estranei, ma già amici e, soprattutto, membra vive della Chiesa. La vostra gioia esprime la bellezza dell’essere Chiesa di Dio che cammina libera, umile, e confidente,  nel mondo e per il mondo.

La Parola del Signore  oggi ci aiuta a comprendere in profondità il mistero del Signore risorto, offrendoci  tre immagini suggestive riferite a Gesù Cristo,  e nelle quali possiamo intravedere, come in filigrana, anche il significato teologico e pastorale del ministero del Vescovo nella Chiesa. Cristo è presentato come il  Servo della Luce, come il Pastore che raduna il suo gregge, e come l’Agnello immolato, salvezza dei redenti. Anche il Vescovo è costituito, ad immagine di Cristo, come Maestro, Pastore, e Santificatore della Chiesa.

  1. Gesù e’ il Servo del Signore e luce delle genti

Cristo Gesù è “luce delle genti”, luce di chi crede, luce per chi non crede, luce per le nostre famiglie, luce nelle tenebre delle molte paure, luce nei nostri litigi, luce nei nostri pianti nascosti, luce nelle nostre disperazioni, ma anche nelle nostre insopprimibili speranze. La vera luce, Cristo, è gioia, è pace, è consolazione, è verità, è senso di vivere.

Questa  luce di Cristo si riflette sul volto della Chiesa perché essa la diffonda a tutte le genti. Sì, miei cari, “la Chiesa esiste per evangelizzare” la luce di Cristo. Portando a tutti la Parola, dona a tutti Cristo, quale luce attesa e desiderata, ma molto spesso sconosciuta, o addirittura drammaticamente contrastata. Il Signore mi manda in mezzo a voi come primo evangelizzatore della Luce di Cristo, “ministro della sua Parola”, annunciatore e testimone della sua luminosa verità.

Cosa  è più giusto aspettarsi dal Vescovo?

Che annunci sempre e soltanto ciò che vuole Dio, ciò che Dio pensa e desidera da noi, ciò che a Dio piace per il nostro vero bene e progresso.  La luce della Sua Parola potrà illuminare attraverso di me, e se voi lo volete, la vostra coscienza, educare la vostra libertà, alimentare la vostra speranza. Ma proprio per questo pregherete per me, perché io per primo acquisisca la sapienza del cuore, e possa riconoscere, accettare e annunciare soltanto la volontà di Dio, per la vostra vera gioia.

  1. Il Pastore buono che raduna il suo gregge

La bontà di Gesù Pastore è riflesso della bellezza del suo amore misericordioso e tenero, universale e gioioso.

La bellezza del Mistero di Cristo si incarna e si rende visibile, concreta, godibile, nella bontà del suo cuore di Pastore. Con la sua voce  amorevole il Pastore chiama e richiama, riunisce e guida le sue pecore; esse hanno imparato ad ascoltare, a riconoscere e ad obbedire solo al suo amore, e non alle lusinghe di mercenari e ingannatori.

Cosa chiedere al vostro Vescovo? Che sia buono nel cuore, custode del vostro vero bene, nell’animo e nelle opere, buono negli affetti e nelle relazioni, buono nel discernimento e nelle decisioni. Pregate perché io sia per voi la Sua voce, e insegnandovi a seguire Lui, facciate esperienza di Vita vera; chiedete che io sia  la voce del pastore che chiama la pecora perduta, che solleva e porta sulle sue braccia quella ferita, o stanca, o malata, o scoraggiata.

Il cuore del vero pastore si apre a tutti: non conosce preferenze, se non quelle per i più deboli, per chi rimane indietro, per chi è in ritardo nella speranza, per quanti non ce la fanno più, per quanti sono considerati dalla nostra società soltanto un peso, in particolare gli anziani, i malati, i più poveri, le persone fragili, come anche quelle ferite dal fallimento dell’amore.

  1. L’Agnello che dona la vita

fin dove arriva l’amore del Pastore?  Di cosa è capace l’amore di Cristo? “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13).

Noi siamo una Chiesa composta da peccatori perdonati, rigenerati nel sangue dell’Agnello. Così la nostra esistenza degradata dal peccato, dalla malizia, dall’egoismo, dalla menzogna, dall’insulto denigratorio, dalla malevolenza, dall’aggressione, dall’ingiustizia, dal profitto, dall’edonismo, dall’effimero piacere, può sperare sempre nuovamente nel perdono del sangue dell’Agnello immolato.

Al Vescovo è consegnata la missione di custodire, vegliare, difendere la santità della Chiesa, sposa di Cristo. Esercitando la pienezza del sacerdozio di Cristo, il Vescovo ha il gravoso compito di santificare la Chiesa di Dio con la Parola e i Sacramenti. Non dimentichiamo le parole dell’Apostolo Paolo: “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 26-27).

Il buon pastore pronuncia anche parole che interpellano la vita, parole di chiamata, insistenti inviti a seguirlo: Venite … vi farò pescatori di uomini. In questa Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni mi preme parlare soprattutto al cuore dei più giovani tra di voi. Sono sicuro che tanti di voi partecipano regolarmente ai sacramenti, pregano, meditano la Parola di Dio, tanti di voi si formano nelle aggregazioni ecclesiali.

Carissimi giovani,

saprete anche ascoltare la voce della chiamata di Dio con libertà interiore, senza freni e resistenze, senza paure e senza calcoli egoistici?  Siete  disposti a chiedervi cosa vuole fare Dio della vita che vi dona? Quanto grande e preziosa può diventare la vostra esistenza vissuta nell’amore per gli altri!

Siete pronti a condividere la bontà di Gesù, buon pastore, spendendo la vostra vita per la felicità degli altri? Non esiste ideale di vita più gioioso che essere felici della felicità degli altri. Il sì alla chiamata di Dio farà della vostra esistenza una storia esemplare di dedizione, di servizio, di sacrificio, capaci di sorprendere e di meravigliare, fino a scuotere la coscienza di chi vive nella comodità del proprio corrosivo egoismo.

Ci assista tutti con la sua materna intercessione la Vergine dell’Ascolto e del Sì; a Lei, Stella della evangelizzazione, affido tutto il mio ministero e il cammino della nostra Chiesa diocesana.

Vi voglio bene. Amen.