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22 novembre 2014 – Sabato – 33a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno :“E non osavano più rivolgergli alcuna domanda”

Vangelo del giorno:  Lc 20,27-40   

Gli astuti sadducèi questa volta hanno esaurito le domande.
In gergo pugilistico si direbbe che li ha messi kappa o.
Ma Gesù non è un pugile e neppure un concorrente
che lotta contro qualcuno o contro tutti.
Gli pongono domande, lo contrastano,
ma Lui è sempre “per” e mai contro,
ed è suo grande desiderio essere “con”.
Per questo, anche se agli occhi umani appre “un grande”
che prevale persino sulla natura, sui venti e sul mare,
in realtà – ed è quello che desidera insegnare –
è “perdendo” che egli vince
e insegna ad “esser primo” facendosi l’ultimo di tutti.
E se talvolta
il suo ragionamento ed operato mirano a “con-vincere”
in realtà Lui fa leva su quel “con” per camminare
insiene a tutti dentro la volontà del Padre suo.
A chi lo segue insegna chiaramente
che il guadagno vero si ha
quando all’occhio umano risulta che si perda.
La sua è una rivoluzione vera e propria
basata su una logica più che convincente.
Esteriormente gli oppositori lo ammettono e tacciono,
ma nel profondo non riescono ad ammetterlo.
Probabilmente soltanto perché altrimenti
dovrebbero seguirlo.
Ma questo è proprio quello che non vogliono.

parola di oggi per chi non ha il testo a portata di mano:

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.