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Buon compleanno don Duilio!

Giunto all’età di 90 anni,a suo dire è soltanto ai tre quarti della sua vita, perché già da quand’era in Africa – dove ha trascorso ben 33 anni dimissione (ed è dovuto rientrare permalattia)-ha chiesto al Signore di farlo vivere 120 anni; e siccome non gli ha risposto e,“chi tace acconsente”, lui è convinto che lo ha esaudito ed è sempre andato avanti senza paura di nulla e di nessuno. Ne ha passate troppe per temere ilcoronavirusche -se non fosse per chi continuamente gli impedisce di prendere la macchina e di uscire -sarebbe addirittura pronto a sfidarlo (e chi lo conosce lo sa bene),come è successo per tante altre vicende e malattie in precedenza. E non soltanto in Africa. Uno per tutti quello di quando, in occasione della guerra in Kosovo, diede la disponibilità al Ministero degli internicome volontario e,quando fu chiamato,partì da solo con un camion pieno diviveri e soprattutto di acqua (perché i loro pozzi erano stati avvelenati) e se non fosse stato per l’intervento della Polizia locale alla quale si rivolse, lo avevano accerchiato con i forconi perché l’iniziale BO della targa del suo camion fu scambiata per Belgrado. Un consiglio di suo padre gli è stato utile nella vita: “Avevo più o meno sette anni. Andavo in montagna,a volte anche da solo, percontrollare lemucche al pascolo. Mio padre un giorno mi disse. Quando vedi un lupo, non aver paura e non correre, ma mettiti addossato a un albero oppure con le spalle accostato a una roccia, perché il lupo non viene mai da solo, e guardalo fisso negli occhi, perché lui se ne va. Due episodi“africani” possono aiutarci a comprendere la sua forza e il suo carattere. Nel pieno della guerra razziale in Rwanda tra i Bahuti (Huti, 80%della popolazione),e iWatussi (Tutsi,l’altro 20%)-ma questi ultimi erano guerrieri mentre i primi contadini,che per le troppe angherie alla fine si ribellarono e ne venne fuori un eccidio,con cadaveri da ogni parte (dice lui che “i ruscelli erano pieni”)-un giorno ilsuo superiore lo chiamò e gli chiese a bruciapelo: “Duilio, te la senti di andare a prendere i nostri studenti … e portarli nella nostra scuola più sicura qui a Bangui?” la sua risposta pronta fu: “Certo che civado”. All’avvertimento delsuperiore“Guarda che rischi la vita”, pronto rispose:“E che ci fa?!”). Chiese un camion con delle coperte e partì.I particolari,ricchi di arguzia, è bello ascoltarli da lui. Sta di fatto che con una trovata genia-le, che ancora lo fa sorridere,riuscì amettere al sicuro, coperti da una montagna di banane un gruppo di una cinquantina di ragazzi. Il suo volto si veste di tristezza quando racconta che, qualche tempo dopo, chiedendo a quei ragazzi:“Cosa vorrete fare da grandi?” (lui intendeva quale mestiere),si sentì rispondere:“Vendicarci!”.Ancora oggi quella parola fa male al suo cuore. In un’altra occasione – questa volta per sua iniziativa – racconta che mentre era da solo nel suo viaggio da un villaggio all’altro si imbatté in una tigre che era incappata nella trappola dei cacciatori. Vedendola in quello stato, pensò: “Questo animale avrà sete”.Cercò una grossa foglia e con essa andò a prendere dell’acqua e la porse alla tigre che mostrò di gradire e bevve tutta l’acqua che gli portò per ben quattro volte.“La quinta volta – dice lui stesso fermandosi un attimo nel raccontare -non volle bere. Allora pensai: “Ora provo a liberarla!”.Detto fatto.Visto che non c’era nessuno, andai a procurarmi un grosso legno e feci leva sui pali della trappola. Non appena questi si allargarono, la tigre saltò fuori e mi si fermò davanti. Fu in quel momento che realizzai:“Ma avrà anche fame!”.Mi fermai a guardarla negli occhi; la tigre mi fissò per un po’ poi si girò e se ne andò”. Ora è lui che si ferma, prima di scoppiare in una sonora risata nelvedere la reazionemeravigliata degli ascoltatori, piccoli e grandi. Sono storie che -insieme a tante altre conosciamo amemoria sia noi che i bambini che capitano all’Oasi ai quali le racconta volentieri,perché i bambini sono la sua passione. Di episodi da raccontare ne ha tanti,ma avremo tempo perché lui stesso da qualche po’,visto che i 120 si avvicinano, confessa di averchiesto al Signore di prolungare fino a 130. E siccome,anche in questo caso,Dio ha taciuto,lui ha tirato le sue conseguenze. I familiari e l’Oasi avevano pronta una piccola festa per lui, ma…se Dio vorrà… avremo tempo per festeggiare i 100. Tantissimi auguri,Don Duilio e ad multos annos!

don Alberto Mariani