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Custodire e tutelare la Terra

La giornata del creato nel convento di Vicalvi

di Paolo Pizzuti

In Domenica 13 settembre, nello splendido chiostro del convento di San Francesco a Vicalvi, fondato, secondo la tradizione, nel 1222 dal Poverello
di Assisi durante una delle sue peregrinazioni, è stata celebrata la giornata diocesana per la custodia del Creato.

A cinque anni dall’enciclica Laudato sì, in un tempo di smarrimento, nel quale le difficili contingenze causate dalla pandemia di Covid-19,segno di
un “mondo malato“, ci hanno fatto prendere consapevolezza di tutta la
nostra fragilità, della nostra vulnerabilità, nonché delle responsabilità che
abbiamo nei confronti della cura del pianeta in cui viviamo, le comunità
cristiane di differenti confessioni hanno voluto che il Tempo del Creato (1
settembre – 4 ottobre) venisse promosso con maggiore risonanza ecclesiale,
avesse una ricezione corale, al fine di incoraggiare un’autentica conversione ecologica alla luce dell’esperienza di fede nell’evangelo di Cristo. In tal senso, la nostra Chiesa diocesana non ha mancato di dare il suo contributo e di far sentire la sua voce.

Nel saluto iniziale ad apertura dei lavori del convegno, il Vescovo Gerardo ha giustamente sottolineato come la Laudato sì non possa essere considerata semplicemente un’enciclica sull’ambiente, ma, piuttosto, essa è
un documento che rientra a pieno titolo nell’ambito della dottrina sociale della Chiesa, poiché lo sguardo sapienziale che mette in atto riguarda tutti i
tipi di rapporto che l’uomo è chiamato ad intessere, a coltivare, a costruire – con il Creato, con i fratelli e sorelle in umanità, con gli altri esseri viventi –
auspicando la realizzazione di un’ecologia integrale capace di custodire la preziosa bellezza della nostra “casa comune“.

Sul medesimo solco, gli interventi che sono seguiti, tenuti da illustri relatori, hanno inteso approfondire le multiformi dimensioni di una sostenibilità globale che sappia coinvolgere l’ambiente, l’economia, il sociale, nella consapevolezza che tutto è connesso, tutti gli aspetti della vita sono legati. Ciò implica la critica e il superamento di un modo di concepire l’esistenza basato su quell’eccesso antropologico che sta compromettendo, attraverso uno sregolato sfruttamento delle risorse, la salute del nostro pianeta e,
al contempo, la messa in discussione di un sistema socioeconomico segnato troppo spesso dall’iniquità e dallo scarto, in cui soprattutto i più fragili si trovano ad essere indifesi ed abbandonati ad un futuro di precarietà.

Occorre, pertanto, dare un fondamento etico all’economia, promuovendo, a partire da un appello alla responsabilità personale dei singoli, una
rinnovata coscienza collettiva che riconosca nell’ecologia integrale, nella
cura della casa comune un nuovo paradigma nel quale la sostenibilità ambientale contribuisca alla sostenibilità economica, una direzione inedita di sviluppo che garantisca l’abbattimento di rapporti iniqui e d’oppressione, concorrendo alla costruzione di relazioni apportatrici di vita, che sappiano tutelare il benessere di ciascuno di noi e di ogni vivente.


Paolo Pizzuti