In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Lasciato tutto? Ma siamo proprio certi?

Non c’è questa domanda nel vangelo; ma è sottesa

alle parole con le quali Gesù risponde a Pietro

che, vedendo la tristezza con la quale

il giovane che aveva tutto ma non il coraggio

di liberarsi dei suoi beni e andare dietro a Gesù,

è pronto a dichiarare – parla anche per gli altri –

che loro hanno lasciato tutto – e quasi quasi

si aspettano un bell’applauso.

Sappiamo bene quali fossero le aspettative dei discepoli.

Finché non si lasciano le proprie riserve, aspettative,

attaccamenti e convinzioni… c’ è sempre da dubitare

della propria libertà e della capacità di distaccarsi.

Succede, infatti, che nel corso del cammino,

ai primi intoppi, si finisca per rimpiangere

non il molto ma anche il poco che si è lasciato,

oppure si pretenda che le cose vadano come le si immagina.

Chi veramente ha intenzione di lasciare tutto per Gesù

– e per lui e come lui donare la sua vita -,

più che ostentare sicurezza farà bene a pregare con umiltà:

“Gesù, aiutami tu

a lasciare ogni giorno un po’ di più”.