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14 Marzo 2010 – Domenica della IV settimana di Quaresima

14 Marzo 2010  – Domenica della IV settimana di Quaresima

Parola del giorno : “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo” 

Vangelo del giorno: Lc 15,1-3.11-32   

L’abbraccio del Padre c’è stato anche per lui,

il figlio irritato che non voleva entrare.
La ragione del rifiuto? Un misto
tra rabbia, invidia, gelosia,
solitudine e quant’altro,
che in un rigo è difficile fissare.
La festa per il fratello ritornato,
dopo tutto quel che ha combinato,
trovata all’improvviso al suo rientro
da una giornata di lavoro
lo infastidisce e, d’istinto, resta fuori.
Grande padre in quel momento è quello
che, saputolo, esce a supplicarlo!
Non le ragioni umane, ma parole nuove
riescono a nutrire quell’incontro;
parole che non passano per le labbra
e alle quali non occorre il suono della voce.
Parole mute, dirette, cuore a cuore.
Del padre parla tutto:
dalla polvere alzata dai suoi piedi,
per la fretta di andarlo ad incontrare,
allo sguardo tenero e suadente;
dall’orecchio che sa di non ascoltare
altre ragioni che quelle dell’amore
alla festa che vibra nel suo cuore
per entrambi i figli suoi…
Povero figlio grande!
Lamenta la mancanza di un capretto
e tiene avanti a sé il mare spalancato
dell’amore di un padre tutto suo,
che tutto gli ha donato.
Sarà entrato o no?
Il vangelo non lo dice, ma certo
anche per lui il padre oggi è nuovo:
da sempre era con lui, al suo servizio,
e non lo aveva ancora conosciuto!

parola di oggi per chi non ha il testo a portata di mano:

 leggilo lentamente

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».