Categories: Parola del Giorno

7 marzo 2015 – Sabato – 2a settimana di Quaresima

Parola del giorno :Si alzò e tornò da suo padre.

Vangelo del giorno: Lc 15,1-3.11-32   

Che fatica quella del ritorno,
dopo essersi allontanati non si sa perché
e  incappando in una situazione
che, subito dopo l’illusione e l’abbaglio della felicità,
ti spalanca avanti la disperazione.
Che fatica e che coraggio che ci vuole
per guardarsi dentro e ricercare quella verità
che, sola, può dare nuova forza
per alzarsi dall’abisso di se stessi
e riprendere il cammino del ritorno,
pronti a chiedere perdono e ad accettare
tutto quello che accadrà.
Più che far leva sugli errori fatti,
qualunque ne sia la gravità e la portata,
bisogna fare spazio alla speranza,
virtù straordinaria e assai preziosa
che, attingendo da una minuscola briciola di fuoco,
ha il potere di riscaldare il cuore e accendervi un incendio.
È successo tante volte nella storia
E, di sicuro, accadrà ancora fino a quando
si sarà in grado di riflettere e capire
che Colui a cui si può sempre ritornare
ha un nome grande e si chiama Dio,
ed è un Padre buono che aspetta sempre
con le braccia spalancate.

parola di oggi per chi non ha il testo a portata di mano:

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di esser e chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».