In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.

È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Riflettendo sulla generazione del suo tempo

e su come ha trattato dapprima la predicazione del Battista

e poi la sua – apatica e pronta a giudicare,

più che accogliere il dono che sta ricevendo –

Gesù dal lamento passa al suggerimento

e dalla costatazione all’invito a imparare a discernere

perché come gli alberi si riconoscono dai frutti

così le persone buone dalle loro opere.

Ma per questo bisogna essere prudenti,

umili e pazienti, perché per una piena conoscenza

occorre il tempo necessario.

Vale in ogni campo, ma ancor più per le opere di Dio.