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Lettera Pastorale 2016-17 “COME SIGILLO SUL TUO CUORE” PRESENTAZIONE

Presentazione della Lettera Pastorale di Mons. Gerardo Antonazzo per l’anno 2016-2017“COME SIGILLO SUL TUO CUORE”. Il vangelo dell’amore oggi.

 PREMESSA

La Lettera che al n. 7,  viene presentata come una “traccia pastorale”,ha come riferimento la Esortazione post sinodale sull’amore nella famiglia di Papa Francesco Amoris laetitia (La gioia dell’amore). Il Papa stesso ha scritto che intende offrire questa Esortazione “come una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza” ma aggiunge anche che, nel contesto dell’Anno santo della misericordia, questa lettera “si propone di incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia” (AL 5)

Il nostro vescovo desidera che nella nostra diocesi quest’anno, pur tenendo sotto gli occhi l’intero campo della Famiglia, venga dedicato in particolar modo a una riflessione sull’amore umano e in particolar modo quello della coppia secondo il progetto di Dio, perché è quello il punto di partenza per presentare il vangelo dell’amore oggi e della famiglia.

Convinto che “una parrocchia senza pastorale familiare è zero e perdita di tempo”, il nostro vescovo chiede che questo diventi impegno di tutta la comunità parrocchiale e per questo suggerisce che la Lettera pastorale venga presentata nelle singole Parrocchie, non limitandosi agli operatori pastorali, ma allargando il campo, “magari anche coinvolgendo nella presentazione di alcuni aspetti, qualcuno di loro” (sono parole sue).

Ciò comporta l’impegno a “recuperare l’immagine di una Chiesa dal volto materno che dispensi grazia e non condanne” e far sì che questo diventi  il volto concreto della Comunità cristiana. Ciò sarà possibile se si inizierà con il “domandare a Dio il dono per rendere pastorale la sua misericordia, ossia partendo dalle persone e non dalla dottrina”.  Il che significa che l’ottica della nostra pastorale dovrà avere il coraggio di cambiare radicalmente! Anche se la Verità non cambia, la pastorale non può non camminare con le persone concrete che vivono in questo tempo particolare della storia può e deve cambiare.

1. Recuperare alcune tematiche, nell’ottica della tradizione della chiesa, a cominciare da quella scritturistica e patristica.
Nella logica del cambiamento e della grossa evoluzione in atto nella cultura contemporanea (nn. 38-40) che intacca anche i temi dell’amore e della famiglia è necessario aiutare a ricercare la presenza di Dio, pazientemente all’opera  anche dentro i cambiamenti della storia e in ogni singolo essere umano, creato a sua immagine  – e dunque tendenzialmente dotato della capacità di amare secondo lo stile che Dio stesso ha seminato nel suo cuore.  Proprio per questo il progetto di Dio sulla coppia umana e sulla famiglia può essere ripresentato come una “novità” e il matrimonio come un “progetto che viene dal cuore stesso di Dio” (n. 26).
L’approfondimento dell’icona biblica Gen 1.2 circa la creazione dell’uomo e della donna (nn. 21-213), della chiesa come mistero di amore (nn. 8-9) e della reciprocità Chiesa- Famiglia (nn. 10-11), sostenuti da altri passi scritturistici e patristici aiuteranno a far scoprire a quanti non la conoscono o a recuperarla da parte di chi la avesse smarrita, la  la bellezza dell’amore sponsale e la novità del vangelo del matrimonio.
Come dire Chiesa e dire Famiglia.

• Dire chiesa = dire relazione Sposo-Sposa  • Dire Famiglia = ripartire dall’umano: i vincoli umani prima che i Sacramenti.

È necessario ripartire dall’umano: solidificare i vincoli umani prima di quelli sacramentali.

Aiutare a comprendere la sessualità come dono e impegno, la bellezza dell’amore coniugale e l’importanza della grazia del sacramento del matrimonio, con le conseguenti libere scelte della fedeltà e dell’indissolubilità.

2. Presentare l’aspetto gioioso del matrimonio, compreso quello della collaborazione con l’amore del Dio creatore
Se si tiene conto che “molte persone sono battezzate, ma non evangelizzate” (Kasper) la proposta dell’ideale del matrimonio secondo il progetto di Dio per molti potrà apparire una “novità” sconosciuta e una forza capace di suscitare interesse e creare entusiasmo.Senza idealizzare e senza esagerare, affidandosi più che alle parole, alla testimonianza di famiglie riuscite (che il Signore, come non ha fatto mai mancare i santi, non fa mancare neppure in questi tempi difficili: “ottime famiglie che fanno del loro meglio per vivere la fede della Chiesa e che danno testimonianza della bellezza e della gioia della fede vissuta in seno alla famiglia” (card. Walter Kasper, Il vangelo della famiglia, pag 8)
Teniamo conto che Papa Francesco apre la sua esortazione proprio con un pensiero simile: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa».[1] Come risposta a questa aspirazione «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia». (AL 1)

3. Non lasciarsi scoraggiare dai momenti bui o dalle difficoltà che non mancano nella vita di nessuno
Anche qui la testimonianza di coppie che hanno superato, o comunque non si sono lasciate scoraggiare dalle difficoltà, ma continuano a portare avanti il loro cammino di fede aiutandosi a vicenda e valorizzando tutti gli strumenti che la Chiesa mette a disposizione, a cominciare dalla preghiera, dai sacramenti e dalla valorizzazione della stessa grazia matrimoniale, potrà risultare un ottimo contributo di evangelizzazione.
Dopo questa lunga premessa, diamo ora uno sguardo sommario alla Lettera del nostro vescovo.

ARTICOLAZIONE

1. Si apre con un breve “Saluto alla Comunità”, nel quale spiega che il titolo della Lettera è tratto da una espressione del Cantico dei Cantici (8,6), che ”narra l’amore passionale di una copia umana”. Quindi il vescovo, precisando che “l’attrazione naturale e l’amore passionale tra l’uomo e la donna sono una sorta di “profezia” dell’amore di Dio per l’umanità” (n. 2), ci ricorda che tutti, vescovo, sacerdoti e fedeli laici, siamo “promessi ad un unico Sposo”, Cristo Gesù, del quale i primi sono come l’amico dello Sposo che si adopera per le nozze di Cristo Sposo” (n. 5).
Nota Il titolo è attinto dal Cantico dei cantici, un libro della Bibbia che “narra l’amore passionale di una coppia umana”. Anche se “La letteratura patristica, teologica, spirituale e mistica rilegge l’intero testo del Cantico dei Cantici come rivelazione della relazione tra Dio e il suo popolo, tra il Signore e la sua creatura, tra Cristo e la Chiesa, tra lo Sposo e le aspirazioni dell’anima”Il passo che leggiamo segna l’apice di tale amore utilizzando tre immagini;

• il sigillo (8,6)   • confronto con la morte  • l’amore come grande fuoco.

Il vescovo ne approfitta per presentarci  “la rivelazione dell’amore passionale di Dio” e presentare “il ministero sponsale del Vescovo” che è lo sposo della chiesa a lui affidata: “. Il Vescovo è consacrato dallo Spirito di Dio per custodire la fedeltà della Chiesa a Cristo suo Sposo, quale vergine fedele e casta” ( n. 4)

2. La lettera si compone di una introduzione e tre capitoli, come quattro parti, tutte introdotte da un invito alla preghiera, il cui scopo è quello di non farci inoltrare “in una lettura senz’anima” (n. 6), dove manchi la nostra partecipazione interiore.

Nota Sia per l’Amoris laetitia che per la Lettera del nostro vescovo, una lettura senz’anima potrebbe essere quella di leggerla per pura curiosità, andando direttamente all’ultimo capitolo, spinti dal prurito della novità o anche pensare che ciò che viene scritto non riguarda noi, ma gli altri. Metterci l’anima vuol dire leggerla per trarre suggerimenti per conoscere quello che Dio ci chiede e crescere nella volontà di attuarlo per noi e per gli altri.

Nel cap I – “OSSO DELLE MIE OSSA CARNE DELLA MIA CARNE”. Orientamenti biblici-spirituali

viene offerto il fondamento biblico dell’amore umano e cristiano:“La vocazione della persona all’amore viene presentata innanzitutto attraverso il testo biblico” di Gen 1-2

È in questa parte che troviamo “La novità del Vangelo” sulla famiglia e l’offerta di alcuni “simboli biblici matrimoniali” (nn.28-28), nonché dei suggerimenti attinti dai Padri della Chiesa (n. 29) e dalla icona artistica di Chagall (nn. 30-32)

Proviamo a leggerla con il desiderio di rispondere a due comande: Cosa ci dice Dio? Qual è il suo Progetto sull’Amore e in particolare sull’amore della coppia (uomo-donna)?Potrà esserci utile la lettura dei capitoli terzo e quarto dell’Amoris Laetitia

Nel cap II – IL VANGELO DELL’AMORE. Orientamenti dottrinali

Dopo aver ricordato che “l’amore matrimoniale diventa esperienza di ‘vangelo’ perché è stato salvato, redento, purificato da Gesù Cristo”, il nostro vescovo precisa che “la novità dell’annuncio cristiano” consiste nel fatto che, grazie alla redenzione, “l’uomo e la donna si donano reciprocamente le parole più grandi della loro esistenza… l’amore umano si riveste delle proprietà dell’amore divino e da naturale (Ti amo se mi ami) diventa soprannaturale (Mi dono perché ti amo)” (n 33). Quindi nel paragrafo “nel segno della verità”, ricorda che “la dottrina del matrimonio è quella di sempre” anche se nei nostri giorni va ridetta, senza darla per scontata, sia pure facendone vedere tutti gli aspetti positivi, ricordando, senza polemizzare, che “le coppie gay non sono famiglia” (n 36) e che “Il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica e fermento di vita nuova per la società. Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo” (AL 292).Il capitolo si conclude con l’invito a saper vedere la presenza e l’azione di Dio nel cambiamento della storia. A fronte di un contesto storico profondamente cambiato, con tutto quello che ciò comporta, nella verità e secondo carità, “emerge la necessità di una ‘dottrina pastorale’, per “provare a rispondere alle molte situazioni matrimoniali che cambiano” (41) certi che, come nella storia in genere così nel cammino verso la scelta del matrimonio ci sono semi di grazia e di verità che in qualche misura sono presenti nelle forme incomplete… “. Nostro compito è “guardare positivamente e cercare ciò che di bene il Signore semina” (n 43), invitando a cercare il sostegno della grazia, tenendo conto che nella sua maternità la Chiesa “deve far prevalere la grazia dell’amore come un “vangelo”da annunciare anche nell’amore ferito e imperfetto… e deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili”.  Senza dimenticare che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo. (46-47).

Il cap III- ACCOGLIERE, ACCOMPAGNARE, DISCERNERE, INTEGRARE. Orientamenti pastorali.

Anche se non in maniera esaustiva, vengono offerte indicazioni pastorali concrete per le situazioni delicate che intaccano la famiglia oggi, attingendo in buona parte dalla esortazione apostolica Amoris Laetitia e in profonda sintonia con il pensiero del Papa.

Nota Al n. 7 Mons. Antonazzo dice chiaramente che “gli Orientamenti che riceviamo per la nostra diocesi sono anche una guida alla rilettura dell’Esortazione apostolica che per molti, forse, rischierebbe di restare poco studiata. Gli Orientamenti sono una forma di racconto e di consegna dell’Esortazione alla nostra Chiesa particolare.
Si capisce subito che, a poco servirebbe avventurarsi in una rischiosa casistica senza valide basi teologiche e antropologiche, ma anche di carattere spirituale, che è poi il campo che eleva, senza coartarlo, l’amore umano al piano divino. attraverso il Sacramento del matrimonio.Molto interessante, invece, è il titolo di questo capitolo che da solo fa da guida a tutto quello che in seguito verrà indicato. Si tratta di quattro verbi: accogliere, accompagnare, discernere e  integrare. Gli ultimi tre sono gli stessi che Papa Francesco ha posto come titolo del cap 8 della Amoris Laetitia. Per quanto riguarda l’accoglienza, ma anche per gli altri verbi,  bisogna ricordare che si ha a che fare con delle fragilità. Nella sua Lettera il vescovo, dopo aver ricordato che “Il matrimonio è una vocazione” per cui “è necessario parlare della scelta matrimoniale dentro un percorso di discernimento propriamente vocazionale” (n. 48), invita a una verifica della prassi pastorale (50-51)  e offre spunti di riflessione per una preparazione remota, prossima e immediata al sacramento del matrimonio, ma anche di accompagnamento almeno nei primi anni, con la costituzione anche di gruppi di sposi e di famiglie (52-63).La seconda parte (64-75), in cui spiega anche il significato del lavoro di discernimento, è dedicata al “discernimento delle coppie in situazioni particolari” (coppie conviventi, sposati civilmente, separati e divorziati fedeli, divorziati risposati civilmente, unioni civili di persone omosessuali).Nella terza parte (66-86) si sofferma alla integrazione dei divorziati risposati, della loro partecipazione ai servizi ecclesiali e della partecipazione ai sacramenti. Il capitolo si conclude con la segnalazione di alcune iniziative pastorali diocesane La lettera termina con una Appendice in cui si riportano alcune preghiere per la famiglia e per l’anno pastorale.

Nostro compito
La prima cosa che noi oggi siamo chiamati a fare è quella di leggere attentamente la lettera, senza correre al terzo capitolo, rischiando di perderci nei casi particolari, e, soprattutto, senza cercare per essi risposte o soluzioni facili che né il Vescovo né il Papa possono darci. I verbi posti come titolo al cap. III dicono da soli quale dev’essere il nostro atteggiamento di fondo, ricordando che non sta a noi giudicare e tantomeno condannare, ma semplicemente illuminare e aiutare nella crescita umana e spirituale, e nel discernimento, quanti si trovano in situazioni familiari “irregolari” (il Papa non ama questa parola ..), a volte, purtroppo, senza loro colpa, e desiderano percorre il cammino di fede che li porti a ricercare e compiere anche loro la volontà del Signore per percorrere il cammino della santificazione. Ci venga in aiuto in ciò il n. 47 della lettera del nostro vescovo che riporta il pensiero del Papa: “Sacerdoti e operatori pastorali possono sentirsi a disagio, vedendo messa in discussione la sicurezza del passato, assicurata dall’applicazione di norme ben codificate. “Benché sempre proponga la perfezione e inviti a una risposta più piena a Dio, “la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”.  Senza dimenticare che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo” (Amoris Laetitia, 291).

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Come leggere la Lettera Pastorale
1. Pregando. È cosa buona invocare lo Spirito Santo, prima di iniziare la lettura e prima di leggere, facendole proprie, le parole che si trovano all’inizio di ogni capitolo, sotto l’invito “per pregare”.

2.Con la passione ecclesiale. Nella coscienza di aver a che fare con una problematica difficile e “infuocata”, sarà bene, anteporre alla mentalità corrente e allo stesso nostro pensiero, la comunione con la chiesa della quale facciamo parte e siano chiamati ad essere membri attivi. Anche questa potrà essere un’occasione per ravvivare il nostro senso di appartenenza.

3. Con la parresia missionaria. Nello spirito missionario che deve animare ogni battezzato, preoccupato di offrire a tutti l’annuncio della salvezza, rispondendo all’invito di Gesù di annunciare il vangelo a ogni creatura. Cominciando dai vicini e dai più prossimi che sono i propri familiari (marito, moglie, figli, fratelli, ecc..)

4. Con apertura della mente. Non serrati dentro i propri schemi, ma aperti alle “novità” che la Chiesa offre, le quali, pur senza cambiare o intaccare la dottrina, possono risultare piste capaci di aprire le porte a nuove attenzioni e a una rinnovata strategia pastorale.

5. Con apertura del cuore e tanta comprensione nei confronti delle situazioni e casi difficili, ben sapendo che dietro e dentro ogni situazione ci sono delle persone che, forse hanno sperimentato l’abbandono, e vivono momenti di sofferenza e comunque di disorientamento.

6. Pronti all’azione. La cosa migliore sarà quella di non fermarci alle parole o alle discussioni, ma di adoperarci per far nascere o inserirsi in iniziative concerete parrocchiali e diocesane affinché, anche attraverso la nostra azione, la verità dell’amore possa essere annunciata e la maternità della Chiesa possa essere avvertita da coloro che oggi la ignorano o si ritengono lontani.Se la Chiesa è una famiglia, l’essere famiglia acquista la sua verità quando tutti i suoi membri operano in sintonia e in comunione di amore. E questo dev’essere visibile, come succedeva al tempo dei primi cristiani quando era  il fascino che attirava tante persone e procurava numerose conversioni. Diversamente inutilmente si continuerà a ripetere che “il cristianesimo si diffonde per contagio”. Come pure – lo ricorda il nostro vescovo al n. 18 citando Papa Benedetto XVI – che “Il cristianesimo non era soltanto una “buona notizia”- una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo “informativo”, ma “performativo”. Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti, e cambia la vita”.