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Lettera Pastorale 2016

LETTERA PASTORALE 2016-17   Mons. Gerardo Antonazzo

Ponimi come sigillo sul tuo cuore

SALUTO ALLE COMUNITA’ PROMESSI AD UN UNICO SPOSO

 

Per pregare

Dio di bontà e di amore infinito,

Tu scruti e conosci sentimenti ed affetti.

Rigenera il volto di uomo e di donna

da Te chiamati a sublimi espressioni

di anime pure e di menti estasiate.

Torna a soffiare nel cuore di ognuno

il caldo respiro dell’amore divino.

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,

come sigillo sul tuo braccio;

perché forte come la morte è l’amore,

tenace come il regno dei morti è la passione:

le sue vampe sono vampe di fuoco,

una fiamma divina!

Le grandi acque non possono spegnere l’amore

né i fiumi travolgerlo.

Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa

in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo.

(Cantico dei Cantici 8, 6-7)

 

Carissimi fratelli e sorelle,

scelti da Dio, santi e amati,

le parole bibliche pensate come incipit di questa mia Lettera, sono tratte dal testo1 che narra l’amore passionale di una coppia umana. La letteratura patristica, teologica, spirituale e mistica rilegge l’intero testo del Cantico dei Cantici come rivelazione della relazione tra Dio e il suo popolo, tra il Signore e la sua creatura, tra Cristo e la Chiesa, tra lo Sposo e le aspirazioni dell’anima.

1. Il Cantico dei Cantici raggiunge il suo vertice nel capitolo 8, 6-7, dove si utilizzano alcune immagini indimenticabili e altamente espressive.

Anzitutto quella del sigillo (8, 6). Il sigillo nell’antichità era una pietra dura, spesso preziosa, lavorata in modo da poter imprimere un segno identificativo indelebile sulla creta o su altro materiale.

La seconda immagine è quella del confronto con la morte. Nella vita si danno due assoluti: amore e morte.

Ecco allora la terza immagine, e forse la più potente: l’amore tra l’uomo e la donna partecipa del grande fuoco dell’amore di Dio. Acqua e fuoco si fanno la guerra, e l’acqua sembra prevalere; ma l’autore ha in serbo una lieta notizia, e cioè che le grandi acque, figura del caos e del diluvio, non potranno mai prevalere sulla forza dell’amore.

Desidero vivamente che le parole bibliche del Cantico

dei Cantici facciano da “frontespizio” non solo al mio

saluto, ma soprattutto al mio affetto pastorale, per attestare

nei confronti di ciascuno l’intensità del mio amore

di padre e pastore, fratello e amico dello Sposo.

La rivelazione dell’amore passionale di Dio

2. L’attrazione naturale e l’amore passionale tra l’uomo e la donna sono una sorta di “profezia” dell’amore di Dio per l’umanità. Così si esprime nella sua prima enciclica papa Benedetto XVI: “I profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo con ardite immagini erotiche.

Il rapporto di Dio con Israele viene illustrato mediante le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l’idolatria è adulterio e prostituzione […] Da ciò possiamo comprendere che la ricezione del ‘Cantico dei Cantici’2 nel canone della Sacra Scrittura sia stata spiegata ben presto nel senso che quei canti d’amore descrivono, in fondo, il rapporto di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio” 3

3. Il cristianesimo non ha distrutto l’eros; ha, però, riconosciuto che “l’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione, per donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende” 4

.Anche il rapporto nuziale uomo-donna, alla luce della grazia battesimale, è “compimento” dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. Cosicché, il legame nuziale Cristo-Chiesa e marito-moglie gode di una sorprendente reciprocità: l’uno rende possibile l’altro, l’uno vive nell’altro e grazie all’altro: “Voi, mariti, amate le vostre

mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei […]

Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” 5

.Il ministero sponsale del Vescovo

4. Il Vescovo è consacrato dallo Spirito di Dio per custodire la fedeltà della Chiesa a Cristo suo Sposo, quale vergine fedele e casta: “Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo” 6

. La missione pastorale del Vescovo, la gravosa responsabilità affidata con l’imposizione del Vangelo sul suo

capo, si espleta nella diuturna premura di custodire l’amore fedele della Chiesa per il suo Signore, nella dottrina e nella vita: “Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”. 7

5. Il Vescovo, e con lui i presbiteri partecipi della medesima missione, è costituito “amicus sponsi” che si adopera per le nozze di Cristo Sposo8 . Così scrive sant’Agostino:

“Giovanni è amico, non un geloso rivale; e non cerca la propria gloria, ma quella dello sposo. Tale compito è proprio degli amici dello sposo; nelle nozze umane è tradizionale un rito solenne, per cui, oltre tutti gli altri amici, è presente anche il paraninfo, amico più intimo, che conosce la casa dello sposo. Ma costui è importante, veramente molto importante. Quel che nelle nozze umane, uomo a uomo è il paraninfo, questo è Giovanni in rapporto a Cristo” 9

.Articolazione

6. Ogni parte della Lettera è introdotta da un invito alla preghiera, per non inoltrarsi in una lettura senz’anima. La vocazione della persona all’amore viene presentata innanzitutto attraverso il testo biblico. Saranno di valido aiuto anche le intuizioni artistiche espresse da Marc Chagall nel dipinto “Cantico dei cantici II”. Seguono poi le riflessioni dottrinali e pastorali circa il “vangelo del matrimonio”, per concludere con alcune indicazioni e iniziative pastorali che intendono solo a livello esemplificativo illuminare e incoraggiare la prassi della nostra Chiesa diocesana.

7. Le difficoltà nella storia di molte coppie non devono deprimere la solidità della verità sull’amore umano e cristiano, né delegittimare il compito educativo della comunità cristiana a favore di quanti si preparano al loro matrimonio.

La presente traccia pastorale fa riferimento soprattutto all’Esortazione apostolica di papa Francesco “Amoris laetitia”, sull’amore nella famiglia, sintesi del ricco lavoro dei due Sinodi e del pensiero dello stesso pontefice, preceduti dalle ripetute consultazioni delle Chiese di tutto il mondo. Di conseguenza, gli Orientamenti che riceviamo per la nostra diocesi sono anche una guida alla rilettura dell’Esortazione apostolica che per molti, forse, rischierebbe di restare poco studiata. Gli Orientamenti sono una forma di racconto e di consegna dell’Esortazione alla nostra Chiesa particolare.

INTRODUZIONE CHIESA, COSA DICI DI TE STESSA?

Per pregare

Sognàti da te e plasmati per te,

ci crei per amore e ci chiedi di amare.

Tra tutte le opere dell’intero universo,

stupendo disegno di infinita sapienza,

hai danzato di gioia per l’uomo e la donna,

plasmati da te maschio e femmina.

La Chiesa è mistero d’amore

8. La Chiesa non cresce per un’efficiente capacità organizzativa, né per sofisticati stratagemmi, né per proselitismo. Non è un’agenzia di spot pubblicitari destinati a plagiare e soggiogare utenti distratti e sottomessi. La Chiesa nasce e cresce a partire dall’annuncio kerigmatico, dalla forza creatrice della Parola di Dio che invita alla conversione, e dona la salvezza per mezzo della Pasqua di Cristo.

È il Signore risorto che ci spinge sempre ad uscire da ogni forma di individualismo e di solitudine pastorale,

a superare la tendenza e tentazione a chiudersi in se stessi, a fare da sé, a pensare di fare prima e meglio senza gli altri. Sarebbero veri tentativi di “scismi spirituali” rispetto al cammino comunitario. Dio ci chiama a far parte della sua famiglia. Convergere intorno ad un Progetto pastorale esalta l’intelligenza ecclesiale del convenire, e mette in luce la bellezza e la gioia del nostro essere e vivere come famiglia di Dio.

9. La Chiesa in quanto mistero di comunione è “germe” del sogno di Dio sull’umanità: “La Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” 10. La Chiesa è mistero di amore perché “nasce dal gesto supremo di amore della Croce, dal costato aperto di Gesù da cui escono sangue ed acqua, simbolo dei Sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo. Nella famiglia di Dio, nella Chiesa, la linfa vitale è l’amore di Dio che si concretizza nell’amare Lui e gli altri, tutti, senza distinzioni e misura. La Chiesa è famiglia in cui si ama e si è amati” 11.

La reciprocità Chiesa-Famiglia

10. La famiglia, come la Chiesa, è mistero di amore. Per questo la stessa famiglia è riconosciuta come “chiesa domestica”. La Chiesa è “famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche […] L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa” 12, come anche la partecipazione alla vita della Chiesa è grazia per ogni Chiesa domestica.

Parlano i fatti, lo dimostrano le esperienze di molte famiglie profondamente cristiane, ben radicate nella vita della comunità ecclesiale. La famiglia cristiana è così descritta dal Concilio Vaticano II: “Nella piccola dimensione della realtà familiare si concretizza la realtà della Chiesa, grazie all’amore dei coniugi cristiani i quali in virtù del sacramento del matrimonio partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32)13.

11. Papa Francesco parlando del rapporto Chiesa-famiglia cita il Sinodo ordinario: “In virtù del sacramento del matrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, considerare anche la reciprocità tra famiglia e Chiesa: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa»14.

Come la Chiesa, anche la famiglia è vocazione, mistero, e missione.

 

La scelta della nostra Chiesa particolare

12. La prospettiva del Convegno diocesano è stata molto interessante perché ha chiesto alla nostra Chiesa di ripartire dall’annuncio dell’amore e del matrimonio.

Si tratta di riproporre urgentemente il “disegno primordiale che Cristo stesso evoca con intensità: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina?» (Mt19,4). Per poi riprendere il mandato del libro della Genesi: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 2,24)” 15.

13. È doveroso recuperare il significato antropologico e religioso della coppia in quanto relazione uomo-donna, maschio-femmina. Tale prospettiva dovrà misurarsi con l’attuale pluralità culturale, complessa e aggressiva nei contenuti e nei metodi, in particolare riguardo all’identità di genere, al significato dell’amore, alla bontà del matrimonio e della famiglia sia per la Chiesa sia per il tessuto sociale.

14. Numerose coppie vivono oggi esperienze di fragilità e di sofferenza: per loro, il matrimonio non si è rivelato un “vangelo”, non un’esperienza felice da poter diventare bella notizia per l’esistenza di entrambi i coniugi e i figli, ma un “necrologio” affettivo, un triste e sofferto racconto di incomprensioni e conflitti.

Le scelte da compiere non sono né facili né semplici. Dobbiamo evitare l’insidia delle soluzioni immediate e riduttive.

Gli Orientamenti pastorali danno voce all’impegno missionario della nostra Chiesa in uscita, che desidera

riappropriarsi più consapevolmente e organicamente della pastorale dell’educazione all’amore per annunciare ed educare alla bellezza del matrimonio cristiano.

Gli Orientamenti sono come un “invito a nozze”!

È bello amare, è ancora più bello amare nella grazia del Signore. Oggi, più che in altre fasi storiche, la Chiesa ha la grande opportunità di trasformare un tempo di crisi in una stagione di grazia, offrendo un annuncio profetico “controcorrente” che, mentre denuncia gli egoismi mondani, propone il matrimonio come struttura antropologica primaria dalla quale dipende la felicità della famiglia, della Chiesa e dell’intera società.

Alla scuola del Magistero

15. La Chiesa ha sempre custodito la dignità della coppia e della famiglia.

Pensiamo, solo per fare alcuni richiami, ai documenti conciliari, e in particolare alla Gaudium et spes; all’Humanae vitae del beato Paolo VI; alla Familiaris consortio e alle Catechesi di san Giovanni Paolo II, in particolare quelle sulla “teologia del corpo” (1980) e sul “linguaggio del corpo” (1984); alla Deus caritas est di Benedetto XVI; alle Catechesi proposte a partire dal dicembre 2014.

L’esortazione apostolica Amoris laetitia eredita tutta la letteratura magisteriale precedente, “rivisitata” e sviluppata in modo coerente, grazie alla luce dell’ampia riflessione degli ultimi due Sinodi.

Nel solco del decennio

16. Con la nostra riflessione pastorale restiamo decisamente agganciati agli Orientamenti della Chiesa italiana: “La preparazione al matrimonio deve assumere i tratti di un itinerario di riscoperta della fede e di inserimento nella vita della comunità ecclesiale. Il tempo del fidanzamento può essere valorizzato come un’occasione unica per introdurli alla bellezza del Vangelo, che essi possono percepire in modo più profondo perché la sperimentano nella ricerca di una relazione d’amore… La cura delle giovani coppie è altrettanto importante: si tratta di custodire le fasi iniziali della vita coniugale” 16. Anche il Convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre 2015) ha richiamato la centralità dell’amore matrimoniale come laboratorio per un umanesimo orientato sempre più al suo integrale compimento.

17. Il mio è un invito alla speranza: in un tempo di crisi, “il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa” 17. Tante sono le esperienze felici di matrimonio nelle quale i coniugi vivono concretamente la fedeltà dell’amore indissolubile: è di questo che dobbiamo parlare, prima ancora delle difficoltà e delle crisi, per annunciare che l’amore al quale l’uomo e la donna sono chiamati è sempre possibile perché si tratta di una chiamata, è dono di Dio creatore, rinvigorito dalla speciale grazia sacramentale dell’amore di Cristo crocifisso e risorto18.

CAPITOLO PRIMO

“OSSO DALLE MIE OSSA, CARNE DALLA MIA CARNE”

 

Orientamenti biblico-spirituali

 

Per pregare

 

Questa volta sì, osso da ossa,

carne da carne, inseparabile unità.

Eterna bellezza di un’attrazione divina

che unisce per sempre. Un bacio di anime

e un abbraccio di corpi, tenerezza indicibile,

per diventare di due un’unica carne.

 

In ascolto della Parola

Icona biblica: Gen 1-2

“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza.

E Dio creò l’uomo a sua immagine;

a immagine di Dio lo creò:

maschio e femmina li creò”. (Gen 1,26-27)

“Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò;

gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto.

Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.

Allora l’uomo disse:

“Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne.

La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta”.

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre

e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”. (Gen 2, 21-24)

Lettura spirituale della Parola

18. La vita cristiana si misura con le esigenze alte della Parola. “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla

e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” 19.

La Parola è antidoto alla confusione delle opinioni. La Parola deve plasmare e dare forma alla vita del discepolo. Benedetto XVI parlava del valore “performativo” del cristianesimo: “Il cristianesimo non era soltanto una “buona notizia”- una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo “informativo”, ma “performativo”. Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti, e cambia la vita” 20.

 

Indicazioni letterarie

19. La Bibbia è come un book fotografico che racconta le vicende di un amore nuziale, documenta i momenti più ricchi e significativi, come anche quelli fragili e critici, della bella storia d’amore tra Dio e l’uomo.

I capitoli 1-11 della Genesi sono testi che appartengono alla letteratura della preistoria biblica. Riguardano, pertanto, non la vita di un popolo in particolare, ma le condizioni di ogni uomo in generale, quindi dell’umanità. È una storia

universale, trasversale a tutti gli uomini di ogni epoca e di ogni luogo. Israele, attraverso l’intelligenza dei suoi saggi, gli scrittori di corte, in particolare al tempo del regno di Davide (intorno all’anno 1000 a.C.) compie una gigantesca ricerca eziologica21 sul passato dell’umanità, sin dai primordi della vita. La mitologia classica (soprattutto sumero-mesopotamica) molto ha influenzato il metodo di indagine utilizzato dagli autori biblici in Genesi 1-1122.

 

20. Gli scribi della corte davidica, dunque, passano in rassegna e riflettono sulle più importanti esperienze umane: la vita, la morte, l’odio, l’amicizia, l’amore, la biodifferenza sessuale tra maschio e femmina, l’attrazione erotica, l’istinto dei sensi. Hanno bisogno di dare una spiegazione a tutto questo. La monarchia davidica eredita la ricchezza della grandiosa rivelazione di Dio ad Israele, iniziata con Abramo e i Patriarchi. Al tempo del re David la fede di Israele nel Signore è davvero cresciuta. Alla luce dell’avvenuta rivelazione di Dio i saggi di Israele, ispirati dallo Spirito Santo, arrivano a comprendere che cosa possa essere accaduto “in principio”.

 

La creazione dell’uomo in Genesi 1

21. Consideriamo attentamente lo sviluppo letterario di Genesi 1. Il capitolo è costruito secondo la regola semitica del parallelismo, in maniera tale da far emergere la struttura letteraria dei versetti 26 e 27:

v. 26 a. “Facciamo l’uomo

b. a nostra immagine,

c. secondo la nostra somiglianza….

v. 27 a. Dio creò l’uomo a sua immagine;

b. a immagine di Dio lo creò;

c. maschio e femmina li creò.

 

22. Le due espressioni: “secondo la nostra somiglianza” (versetto 26c) e “maschio e femmina li creò” (versetto 27c) si corrispondono. Si comprende così un dato importante: la persona, creata a immagine di Dio, può vivere a somiglianza di Dio-Amore non nella sua solitudine, ma solo nell’incontro fecondo con la diversità dell’altro/altra. In definitiva, si realizza la nostra somiglianza con Dio-Amore soltanto “in coppia”. “L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due.

Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva” 23.

La creazione dell’uomo in Genesi 2

23. Nel secondo racconto della creazione l’autore afferma che “…l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse” 24. “Un aiuto che gli corrispondesse”: letteralmente “che gli stia di fronte”, dunque alla pari, che gli possa corrispondere, un aiuto in cui potersi rispecchiare e riconoscere, per ritrovarsi, per completarsi.

“È proprio questo il mistero del matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza.

La Bibbia usa un’espressione forte e dice “un’unica carne”, tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme” 25.

24. Quando il testo biblico recita “osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” non dichiara assolutamente la subordinazione o sottomissione della donna all’uomo, come ha voluto interpretare per lungo tempo un’errata interpretazione, ma difende una relazione di reciprocità, alla pari. Così esclama la sposa del Cantico dei Cantici per manifestare l’intensità dell’amore e della reciproca donazione: “Il mio amato è mio e io sono sua […] Io sono del mio amato e il mio amato è mio” 26.

 

La novità del Vangelo

25. Gesù ripropone la volontà creatrice di Dio circa il rapporto tra l’uomo e la donna: “I due saranno una carne sola”. Allo stesso tempo afferma come la volontà di Dio nel corso della storia di Israele è stata ferita dalla fragilità umana,

per la quale Mosè aveva concesso la possibilità del divorzio: “Gesù rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via ?”. Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così” 27.

 

26. Il matrimonio è un progetto che viene dal cuore di Dio, scritto nella struttura biologica e spirituale dell’uomo, confermato ed elevato da Cristo a segno sacramentale del suo amore.

È rivelata nella Parola sacra la volontà di Dio di chiamare l’uomo e la donna ad un amore reciproco, fondato

sulla unità della differenza sessuale, sulla esclusività e indissolubilità dell’alleanza coniugale: “Per questo

l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne” 28.

Anche l’unione sessuale dei coniugi è necessaria quale via di crescita e sviluppo della reciproca comunione. Le stesse parole del consenso matrimoniale esprimono la volontà e l’impegno di accogliersi e donarsi reciprocamente per tutta la vita:

“Io accolgo te come mio/a sposo/a,

con la grazia di Cristo

prometto di esserti fedele sempre,

nella gioia e nel dolore,

nella salute e nella malattia,

e di amarti e onorarti

tutti i giorni della mia vita”.

“Queste parole conferiscono un significato alla sessualità, liberandola da qualsiasi ambiguità […] Il loro consenso e l’unione dei corpi sono gli strumenti dell’azione divina che li rende una sola carne” 29.

 

Simboli biblici matrimoniali

27. La Bibbia ha utilizzato molto spesso il simbolo dell’amore nuziale per illustrare con efficacia l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Il Signore incontra la sua creatura, s’impietosisce di lei, s’intenerisce e l’ama profondamente e teneramente, fino a farla sua sposa per sempre, unendosi a lei con un patto di eterno amore.

Il rapporto è attraversato anche dalla crisi: questa sposa, resa bella, ricca, potente e affascinante dal suo Dio, tradisce il suo Sposo, diventa infedele e si prostituisce con l’adorazione degli idoli pagani. Ma il Signore è uno Sposo tanto misericordioso e tanto potente da perdonare l’infedeltà del suo popolo e da trasformare il suo cuore, rendendolo nuovamente fedele.

 

28. Qui è possibile richiamare soltanto alcuni riferimenti biblici, i quali potranno essere ulteriormente studiati e approfonditi, da soli o in gruppo.

• Il profeta Osea è il primo che ha adoperato l’immagine sponsale per descrivere l’intimo rapporto esistente tra Dio e il popolo d’Israele. Dio, nel suo amore ardente e fecondo, è capace di vincere la separazione provocata dalla mancata corrispondenza dell’uomo, e ristabilire l’iniziale rapporto di comprensione e di tenerezza. Si possono leggere di seguito i capitoli del libro: Os 1-14.

• Il profeta Isaia senza sviluppare in pienezza la simbolica nuziale, la usa con la sobrietà della sua perfetta poesia. Anch’egli parte da un interrogativo stupito: “Come mai è diventata una prostituta la città fedele?” (Is 1,21). La profezia di Isaia è una sistematica denuncia della delusione di Dio. Essa trova il suo vertice nel famoso testo poetico del capitolo 5, il cosiddetto “Canto della vigna”. Il capitolo è sintesi di una storia di amore, e lo stesso profeta è presente come l’ “amico dello sposo” (così come si definirà anche Giovanni Battista in Gv 3,29). Si tratta di una figura giuridica che durante il periodo del fidanzamento curava i rapporti tra il fidanzato e la fidanzata cercando di concludere positivamente l’accordo nuziale.

È nel cap. 62 che il profeta Isaia descrive con elevatezza poetica straordinaria la forza dell’amore di Dio per il suo popolo: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62, 4-5).

• Nel profeta Geremia troviamo l’impasto di amore e delusione di Dio. L’amore di Dio appare subito in un delizioso soliloquio divino inserito all’interno di un “dibattimento processuale” sull’abbandono e sull’infedeltà di Israele (Ger 2,2). Intensissimo sarà il grido che da lontano il Signore lancia al suo popolo umiliato dal suo stesso tradimento: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora la mia fedeltà amorosa” (31,3). Ma Israele reagisce come una femmina posseduta solo da istinti sessuali famelici (2,23-24). Il lessico idolatrico è trasparente in questa dichiarazione di cosciente infedeltà da parte di questa “donna infedele a chi la ama” (3,20). L’amore fedele di Dio attende sempre che si realizzi il miracolo di un ritorno da parte di chi ha tradito, ed è disponibile a perdonare e ricominciare: “Dio non serba il rancore per sempre né in eterno conserva la sua ira” (3,5). Si assisterà ad una scena piena di sorpresa: “La donna cingerà l’uomo” (31,22). Alla fine, Israele ritornerà ad abbracciare nella fedeltà e nell’amore il suo Signore.

• Il profeta Ezechiele vive di persona la potenza dell’amore per sua moglie che egli chiama dolcemente “la delizia dei miei occhi” e aveva sentito la lacerazione dell’anima in occasione della sua morte prematura (24,15-27). Sarà per questa ragione che anche la storia dell’amore di Dio per Israele è descritta con colori intensi e con una sottolineatura dell’infedeltà più aspra rispetto agli altri profeti (cap. 16).Questo capitolo, tuttavia, non cala il sipario su una scena oscura e triste di tradimento: l’amore di Dio non è limitato come quello umano, ha la forza e il coraggio di spezzare

la catena delle perversioni umane. Così alla fine lo Sposo chiama la sposa ad una “alleanza eterna” indistruttibile (v. 60). A questo atto d’amore la sposa ritornerà in se stessa, “si ricorderà della sua condotta e sarà confusa” (v. 61) e accoglierà il perdono di Dio riaprendo un nuovo futuro di fedeltà e di felicità.

• Il Cantico dei Cantici, come già anticipato, è l’unico libro sacro totalmente dedicato all’amore sponsale umano. Il tono del testo è prevalentemente positivo, e rappresenta le origini e lo sviluppo dell’amore umano, le sue meraviglie, le sue gioie, i suoi momenti di intima unione e di doloroso distacco. Non ci deve meravigliare che questo ardito canto d’amore umano puro e giovane divenga il mezzo preferito con cui Israele cantava la sua relazione

ideale con Dio-Sposo. Anche la Chiesa primitiva si rivolgeva al Cantico dei Cantici per il linguaggio e le immagini per mezzo dei quali desiderava esprimere la propria consapevolezza in relazione a Gesù quale Messia-Sposo (cfr. Gv 3,29; Gv 20,11-18; Ap 22,17.20).

• La Lettera agli Efesini al capitolo 5 descrive la relazione salvifica di Cristo con la Chiesa che si attua nell’amore e nel dono di sé.

L’apostolo s. Paolo presenta questo fatto come il prototipo, la fonte e il modello delle relazioni sponsali tra gli sposi secondo un progetto di vita cristiana inaugurata dal battesimo. Il confronto con questa pagina di Efesini permette di riscoprire e ricalcare le radici cristiane dello statuto sacramentale del matrimonio e la sorgente genuina della spiritualità feconda degli sposi cristiani.

 

Il tema nei Padri della Chiesa

29. I Padri della Chiesa sono sempre attenti a discernere il mistero di Cristo nascosto e rivelato.

Cristo, durante il tempo di questo mondo, tramite vere e proprie prefigurazioni, genera la Chiesa, la lava, la santifica,

la chiama, la elegge, la redime…; dalla creazione del mondo è stato prefigurato tutto ciò che avrà compimento in Cristo” 30.

In ogni pagina del testo sacro, rileggono ogni unione sponsale dell’Antico Testamento come prefigurazione delle nozze tra Cristo e la Chiesa.

“Beato chi entra nel Santo, ma ancor più beato colui che penetra nel Santo dei Santi!…Così pure è beato chi

comprende e canta i Cantici (disseminati nella Scrittura)… ma ben più beato colui che canta il Cantico dei Cantici!” 31.

La tradizione patristica vede nel Cantico dei Cantici il vertice massimo della rivelazione dell’amore folle e gratuito del Signore per la Chiesa, nigra sed pulchra, cioè nera a causa dei peccati che costituiscono la sua infedeltà, ma resa

bella e immacolata dall’amore fedele e dalla misericordia del suo Sposo crocifisso risorto.

Icona artistica

30. Chagall è di origini ebraiche, nato nell’Impero russo (attuale Bielorussia) e in seguito naturalizzato francese. Nelle opere di Chagall convivono con forza le tematiche legate a queste tre diverse “patrie”, insieme all’amore sconfinato

per la moglie Bella e quello malinconico per la sua infanzia. Le atmosfere oniriche, i mondi surreali e la tenerezza dei personaggi che popolano le sue opere hanno reso l’arte di Chagall un ponte tra la pittura e la poesia.

Il “Cantico dei cantici II” è un dipinto ad olio su tela del 1954-1957 esposto al Musée National Message Biblique. Dopo la depressione conseguente alla morte dell’amata Bella e un decennio di attività minore, incomincia a lavorare attorno alla serie dei dipinti sul Messaggio Biblico nel 1955. Il nuovo matrimonio con Vavà, di venticinque anni più giovane di lui e che resterà al suo fianco tutta la vita, viene vissuto dal pittore come un dono divino. Nuova linfa vitale torna ad alimentare il suo mistico, che nel “Cantico dei Cantici” trova la sua sublimazione.

31. Tra le cinque opere della serie è il “Cantico dei Cantici II” che meglio raccoglie il messaggio di speranza e amore che scaturisce dal testo biblico.

La sfumatura di colore scelta per l’opera è il rosa, sensuale come la carne, che si illumina in tratti di bianco per esaltare la purezza e il corpo della donna amata. Le linee sinuose del quadro evocano il letto di foglie sul quale essa riposa, leggera e vaporosa, per suggerire l’aria nella quale l’albero sembra ondeggiare.

Il tema riproposto dall’Antico Testamento e messo sulla tela da Chagall è ancora una volta l’amore, l’amore insperato e ritrovato di uno sposo per la sua amata.

La giovane sposa riposa accanto a una palma inclinata simbolo di purezza, che aleggia sulla città di Gerusalemme come una nuova speranza illuminata da uno spicchio di Luna, vicino a un Re David alato, come un angelo sopra il trono di Salome, a protezione dell’amata e dell’arte ritrovata, sottolineatura del carattere onirico del quadro. Il messaggio al suo pubblico è indelebile.

32. Chagall comunica interagendo con l’interlocutore visivo la sua gioia per un nuovo amore, e allo stesso tempo ringrazia il divino per la nuova opportunità.

Tutto l’universo creativo e ideale di Chagall trova, nell’amore di quest’opera, un messaggio di religione universale come principio della creazione del mondo e dell’arte. Le sue figure non obbediscono alla sequenza della lettura del

testo biblico del Cantico, ma evocano continuamente i motivi dominanti e i dettagli simbolici dell’intero poema biblico fatto proprio dall’animo dell’artista.

 

 

 

CAPITOLO SECONDO

IL VANGELO DELL’AMORE

Orientamenti dottrinali

 

Per pregare

Non è bene dividere ciò che Dio ha congiunto:

non c’è gioia nell’odio, non letizia nell’ira.

Risana, Signore, il rancore e l’orgoglio,

ricomponi discordie di umana arroganza,

guarisci le piaghe che grondano rabbia,

riporta al perdono la coppia ferita.

 

La letizia dell’amore

Gesù salva l’amore nuziale

33. L’amore matrimoniale diventa esperienza di “vangelo” perché è stato salvato, redento, purificato da Gesù Cristo. La novità dell’annuncio cristiano: “con la grazia di Cristo” è possibile vivere la progressiva compiutezza dell’amore.

L’uomo e la donna si donano reciprocamente le parole più grandi della loro esistenza: parole capaci di “divinizzare” il loro amore, rendendolo “sacramento” dell’amore di Cristo crocifisso. L’amore umano si riveste delle proprietà dell’amore divino, e da naturale (“Ti amo se mi ami!”) diventa soprannaturale (“Mi dono perché ti amo”). In questo senso, è molto espressiva la seconda formula proposta dal Rito per il consenso matrimoniale:

N., vuoi unire la tua vita alla mia,

nel Signore che ci ha creati e redenti?

Sì, con la grazia, di Dio, lo voglio.

Noi promettiamo di amarci fedelmente,

nella gioia e nel dolore,

nella salute e nella malattia,

e di sostenerci l’un l’altro tutti i giorni della nostra vita.

Nel sacramento del matrimonio l’amore umano si lascia impregnare dell’amore divino, cambiando decisamente significato. È la stessa trasformazione che avviene per il pane e per il vino durante la Messa: da elementi materiali e naturali  a sacramento della presenza divina.

 

35. In un contesto culturale così variegato e confuso, contraddittorio e disumano, il cristiano deve rafforzare l’ancoraggio alla verità biblica, alla letteratura cristiana e al magistero ecclesiale che interpreta e apre processi di ulteriore comprensione della volontà di Dio.

Papa Francesco ha aperto un “processo sinodale” con il quale ha chiesto il massimo della franchezza circa le questioni affidate ai due Sinodi: “Anzitutto io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire con coraggio tutto quello che avevano nel cuore. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, ma ognuno poteva – di più doveva – dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente […]. Nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, cioè: l’indissolubilità,

l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita. Questo non è stato toccato” 32.

 

Nel segno della verità

36. L’urgenza che vibra nel testo dell’Amoris laetitia è ridire la verità sull’amore.

La dottrina del matrimonio è quella di sempre, delineata già in precedenti pronunciamenti papali. Per gli appassionati del gender l’Esortazione apostolica ripete senza patemi d’animo che le coppie gay non sono famiglia, e

non mette in discussione i precedenti pronunciamenti papali sulla contraccezione.

Riconosce invece che “per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo

degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme” 33.

37. La scommessa da cui muove il testo papale è un’altra: far intravedere il tesoro desiderabile di bellezza, grandezza umana e gratuità che esiste, almeno potenzialmente, in ogni relazione familiare. E suggerire la sorgente che la nutre,

e cosa la può custodire.

“Il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica e fermento di vita nuova per la società. Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo” 34.

 

La cultura contemporanea

38. La tendenza in corso è quella di imporre una migrazione dalla verità di un genere univocamente riconosciuto (maschile o femminile), ad un gender variabile, in base alle scelte mutevoli della libertà individuale.

Pensiamo alle sigle “M” e “F” dei vecchi documenti pubblici, inserite nelle due rispettive caselle. Il governo australiano di caselle ora ne indica 23. Facebook Usa propone di scegliere il proprio genere sessuale tra 56 opzioni differenti!

Il termine “gender” scaturisce dalla tensione tra due concezioni antropologiche contrapposte. Da un lato, il cosiddetto “essenzialismo” naturale, il quale afferma la struttura duale di base della persona a livello biologico e psicologico e in sede teologica fondato sull’antropologia biblica; dall’altro, si afferma il “costruzionismo” socio-culturale, convinto che le differenze di genere sia il risultato di una costruzione artificiosa della cultura.

Tale posizione si ricollega al celebra motto femminista primordiale del Secondo sesso (1949) di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, ma si diventa”.

39. Si assiste al passaggio dalla famiglia “bicolore” alla famiglia “arcobaleno”, con le relative indicazioni “genitore 1 o 2”. Si fa anche strada una serie di pressioni legislative per ottenere la registrazione anagrafica con sesso neutro o multiplo o alternativo, l’abolizione della terminologia di paternità e maternità, l’accesso al matrimonio civilmente riconosciuto in qualsiasi combinazione, adozioni di minori nelle unioni civili omosessuali35. È molto forte l’ultimo intervento di Papa Francesco sull’ideologia gender, dove denuncia un funesto e devastante processo di colonizzazione ideologica:

“In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche.

E una di queste – lo dico chiaramente con nome e cognome – è il ‘gender’! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo?

Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche,

sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile.

Parlando con papa Benedetto, che sta bene e ha un pensiero chiaro, mi diceva: ‘Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!’. È intelligente! Dio ha creato l’uomo e la donna; Dio ha creato il mondo così, così, così… e noi stiamo facendo il contrario. Dio ci ha dato uno stato ‘incolto’, perché noi lo facessimo diventare cultura; e poi, con questa cultura, facciamo cose che ci riportano allo stato ‘incolto’! Quello che ha detto papa Benedetto dobbiamo pensarlo: È l’epoca del peccato contro Dio Creatore!” 36.

 

La presenza di Dio nei cambiamenti della storia

Indicatori di cambiamento

40. Il contesto storico nel quale oggi vivono le nostre famiglie è profondamente cambiato. Si è alquanto modificato l’orizzonte antropologico-culturale per le seguenti ragioni: individualismo esasperato, idolatria del possesso e del godimento, ritmo di vita, organizzazione lavorativa, relazioni segnate tristemente dalla diffidenza e dal sospetto, incapacità di donarsi generosamente, vincoli abbandonati alla precarietà volubile dei desideri e circostanze, l’idea di libertà sganciata dalla verità e dalla responsabilità, l’influsso di ideologie che svalutano il matrimonio, il valore della differenza sessuale e della famiglia naturale, l’esperienza del fallimento di altre coppie che non incoraggia la decisione di sposarsi, una concezione puramente sentimentale dell’amore, la mancanza di un’adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità sotto l’aspetto economico, sociale e fiscale.

Tutto questo, e altro ancora, esercita un forte condizionamento nella capacità delle coppie di capire e vivere il valore sacramentale del matrimonio come pienezza dell’amore.

La verità secondo carità

41. L’incoraggiamento da parte della Chiesa resta quello di affermare con chiarezza e con verità la dottrina e la prassi ordinaria, che non sono cambiate, per provare a rispondere alle molte situazioni matrimoniali che cambiano, e vedere se esistano modi di interpretare la dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano per poter rispondere alle particolari condizioni di vita matrimoniale (“irregolari”). Emerge la necessità di una “dottrina pastorale” per non asservire la pastorale matrimoniale e familiare all’applicazione rigida e indiscriminata di sole norme e regole, che non tengono conto delle condizioni di vita reali di una coppia, di particolari circostanze, e soprattutto della coscienza

morale della persona.

 

“Semina Verbi”

42. La visione cristiana della storia, incentrata su Gesù Cristo pienezza della salvezza, sa riconoscere le tracce e i segni di Lui anche nelle vicende umane apparentemente estranee alla sua grazia. Il Concilio Vaticano II ha utilizzato

ripetutamente questo principio interpretativo della storia: “Ci sono i semina Verbi, i raggi dell’unica verità di cui parlavano già i primi Padri della Chiesa, viventi e operanti in mezzo al paganesimo, e a cui fa riferimento il Concilio

Vaticano II sia nella dichiarazione Nostra Aetate (n. 2), sia nel decreto Ad Gentes (nn. 11. 18). Conosciamo quelli che crediamo essere i limiti di tali religioni, ma ciò non toglie in alcun modo che ci siano in esse dei valori e delle

qualità religiose, anche insigni” 37.

Non c’è un livello di creazione senza la presenza misteriosa di Cristo, perché tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Pertanto, non possiamo escludere la presenza dei “semina Verbi”, come nelle religioni non cristiane, anche nelle situazioni matrimoniali imperfette e incomplete, se e quando prevale la relazione autentica di un amore generoso, sincero, fecondo e fedele. “Il discernimento della presenza dei semina Verbi nelle altre culture può essere applicato anche alla realtà matrimoniale e familiare. Oltre al vero matrimonio naturale ci sono elementi positivi presenti nelle forme matrimoniali di altre tradizioni religiose” 38.

43. Anche nel cammino verso la scelta del matrimonio ci sono semi di grazia e di verità che in qualche misura sono presenti nelle forme incomplete quali le convivenze, i matrimoni solo civili, le famiglie ferite, le coppie dove l’amore si è smarrito e dove ci si ricompone in forme che non sono appunto tradizionalmente regolari. Questo significa guardare positivamente a ciò che fino a qualche tempo fa abbiamo guardato come marginale. “Cosa vuol dire questo, che allora vanno bene le convivenze? Vuol dire che allora va bene sposarsi civilmente, che allora va bene risposarsi dopo essere divorziati? Non si sta dicendo questo, si sta dicendo che si cerca ciò che di bene, in queste situazioni, il Signore semina.

È questa la pedagogia e la gradualità della pastorale” 39.

 

Il sostegno della grazia

44. Il valore del sacramento del matrimonio e della vita delle coppie non si sostiene con la sola dottrina, completa e perfetta, da esigere anche a costo di escludere da ogni forma di partecipazione della grazia di Cristo. La verità e la

bellezza della dottrina può essere proposta tenendo conto che dietro le carte e i formulari c’è la vita reale delle persone da accogliere con il volto concreto delle loro sofferenze, fatiche e anche fallimenti. Considerare e valorizzare la loro situazione concreta “ci protegge dall’ideologizzare la fede mediante sistemi ben architettati ma che ignorano la grazia. Tante volte diventiamo pelagiani! …È la fede che ci spinge a non stancarci di cercare la presenza di Dio nei cambiamenti della storia […] Le nostre famiglie, le famiglie nelle nostre parrocchie con i loro volti, le loro storie, con tutte le loro complicazioni non sono un problema, sono una opportunità che Dio ci mette davanti. Opportunità che ci sfida a suscitare una creatività missionaria capace di abbracciare tutte le situazioni concrete” 40.

Le situazioni incompiute

45. Dio non si scandalizza per le nostre debolezze e fragilità, ma le guarisce con la tenerezza del perdono. Amare è saper ricominciare anche dai propri e altrui fallimenti. L’ Amoris laetitia non insegue le mode del momento, non intende asservire il patrimonio dottrinale del vangelo e del magistero ecclesiale alla confusa cultura contemporanea: “Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano.

Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire” 41.

46. La maternità della Chiesa deve far prevalere la grazia dell’amore come un “vangelo” da annunciare anche nell’amore ferito e imperfetto, in particolare nelle situazioni di coppia che in coscienza sentono di volersi bene e di rimanere fedeli al Signore nella misura in cui la loro concreta relazione lo consente. Con ciò, si ribadisce che per ogni coppia di battezzati che sinceramente desiderano vivere da credenti, qualunque sia la loro condizione esistenziale, non vi può mai essere da parte della Chiesa una esclusione che impedisca e precluda per loro un possibile cammino

spirituale.

47. Sacerdoti e operatori pastorali possono sentirsi a disagio, vedendo messa in discussione la sicurezza del passato, assicurata dall’applicazione di norme ben codificate. “Benché sempre proponga la perfezione e inviti a una risposta

più piena a Dio, “la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta” 42. Senza dimenticare che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo43.

 

 

CAPITOLO TERZO

 

ACCOGLIERE, ACCOMPAGNARE, DISCERNERE, INTEGRARE

 

Orientamenti pastorali

 

Per pregare

Cristo Signore, la tua croce è follia,

passione d’amore che tutto risana.

Prepara il cuore al dono totale

e saremo disposti l’uno per l’altra

a dire ogni giorno: ti amo per sempre!

Amen.

 

Indicazioni pastorali

48. A quanti vorrebbero ridurre il matrimonio a pura convenzione sociale, per poi delegittimarlo nel suo insostituibile significato antropologico, la Chiesa offre la verità di un dono che viene da Dio: “Il matrimonio è una vocazione, in

quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa” 44. È necessario parlare della scelta matrimoniale dentro un percorso di discernimento propriamente vocazionale.

49. La vocazione all’amore nuziale promuove “la santificazione e la salvezza degli sposi, perché la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa” 45. Gli sposi sono il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce: l’amore sacramentale degli sposi cristiani esprime e incarna l’amore della Croce, amore supremo come offerta e dono totale di sé, e permette all’amore sacrificale di Cristo di continuare a compiersi nell’amore sacramentale dei due coniugi. Questa è la vocazione e la missione degli sposi cristiani.

 

Verifica della prassi pastorale

50. Se vogliamo proporre oggi un’adeguata pastorale del sacramento del matrimonio dobbiamo verificare il cammino compiuto fino al presente. Una certa autocritica ci fa bene. Pensiamo soprattutto ad una certa tendenza a presentare la pastorale del matrimonio incentrata più sull’impegno del “vincolo” celebrato, che sulla necessità di un cammino di crescita verso un ideale da realizzare.

Il vincolo matrimoniale va riconosciuto e accolto come dono da realizzare, e non solo come legame giuridico che sussiste in sé e al quale i coniugi devono soltanto sottostare. Se il vincolo è presentato come donazione di sé, cioè

libero legame di due esistenze nell’amore, allora la dimensione del camino e della crescita è costitutiva, e la pastorale del matrimonio si configura come Chiesa in cammino con i coniugi verso la piena efflorescenza della loro storia di amore, attraverso e al di là della prova, ferite, difficoltà, limiti umani.

51. Pur consapevoli dei tanti passi in avanti, in particolar modo nella proposta degli itinerari di preparazione prossima alle nozze, dobbiamo ripartire da una verifica puntuale, per illuminare i punti deboli della nostra pastorale matrimoniale, ancor prima di quella familiare.

Ritengo opportuno richiamarne alcune criticità:

• nella pastorale ordinaria manca del tutto un progetto di educazione all’amore, sin dagli anni della preadolescenza;

• l’accompagnamento delle coppie si compie a pochi mesi dalla data della celebrazione delle nozze; ne deriva che i margini di un vero e sano discernimento sulla scelta vocazionale che la coppia prevede di compiere risultano pericolosamente ristretti;

• l’itinerario proposto non sempre incide sulla riscoperta della fede battesimale, rischiando di concentrare la formazione su questioni di ordine dottrinale, morale, giuridico, medico, psicologico, etc.

• le coppie che approdano agli itinerari di preparazione prossima molto spesso sono già conviventi, o sposati civilmente, e a volte hanno già dei figli: la loro situazione complessa esige un accompagnamento meglio rispondente al loro stato di vita;

• è necessario qualificare gli operatori di pastorale matrimoniale perché siano capaci di interagire con queste situazioni particolari, però diffuse, che non vanno mai respinte, né giudicate negativamente, ma accolte come opportunità da orientare verso una scelta compiuta;

• è quasi del tutto assente, o alquanto discontinua, la pastorale delle coppie, soprattutto per i primi anni di matrimonio: sono molto pochi gli sposi che condividono regolarmente un percorso dopo il loro matrimonio.

 

Accoglienza e accompagnamento

52. Accompagnamento: il dinamismo di questo termine viene spiegato da papa Francesco nell’Esortazione ‘Evangelii gaudium’: “Un valido accompagnatore non accondiscende ai fatalismi o alla pusillanimità. Invita sempre a volersi

curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il vangelo” 46.

Resta fermo che il principale contributo a favore della pastorale matrimoniale viene garantito dalla parrocchia dove possono concorrere, insieme con i presbiteri e gli sposi cristiani, soprattutto quei movimenti e associazioni ecclesiali particolarmente esperte nella formazione delle coppie.

 

Gli educatori laici

53. Gli operatori laici ben qualificati sono chiamati a svolgere con competenza e passione un compito fondamentale. Loro devono godere per se stessi di una specifica formazione “con l’aiuto di psicopedagogisti, medici di famiglia,

medici di comunità, assistenti sociali, avvocati per i minori e le famiglie, con l’apertura a ricevere gli apporti della psicologia, della sociologia, della sessuologia e anche del counseling […] della direzione spirituale, delle inestimabili risorse spirituali della Chiesa e della Riconciliazione sacramentale” 47.

 

La preparazione remota

54. Mi preme rimarcare la necessità di un’educazione capace di generare una “cultura” dell’amore, riscattata dalla logica dell’edonismo e del provvisorio.

Imparare ad amare non si improvvisa, né risulta scontato, o facile. Ci può essere un abisso tra il desiderio di amare e la reale capacità di vivere la donazione di sé: “Nulla è più volubile, precario e imprevedibile del desiderio, e non si deve mai incoraggiare una decisione di contrarre matrimonio se non si sono approfondite altre motivazioni che conferiscano a quel patto possibilità reali di stabilità” 48.

55. La pastorale prematrimoniale dovrebbe muovere i suoi passi sin dalla preadolescenza, e riguarda l’educazione integrale della persona, per aiutarla ad abitare l’universo della propria corporeità, ed esprimere il mondo interiore delle relazioni, affetti, sentimenti, emozioni nell’incontro con l’altro/a.

Tale educazione non si improvvisa, e può essere svolta da formatori equilibrati, ricchi di un’esperienza personale

serena, rispettosi delle singole persone con le quali compiono un cammino di accompagnamento. A tale scopo, è auspicabile che l’Ufficio diocesano di pastorale familiare, formuli un Progetto di educazione all’amore per le Famiglie, per le Parrocchie e per le Scuole, articolato e modulato secondo le diverse fasce d’età.

 

La preparazione prossima

56. La preparazione prossima al matrimonio coinvolge molto frequentemente la comunità cristiana. Ad essa si presentano fidanzati, conviventi, sposati civilmente. Non di rado c’è già la preziosa presenza di un figlio.

Bisogna innanzitutto ringraziare le coppie, e accogliere amorevolmente quanti chiedono alla comunità cristiana

di essere accompagnati verso la celebrazione sacramentale del loro matrimonio. Non bisogna mai esprimere giudizi sulla loro situazione di partenza, o rimproveri per il precedente allontanamento dalla comunità cristiana. Resta bello il fatto che sappiano dove bussare, con la fiducia di trovare porte spalancate e braccia accoglienti.

57. La gran parte di quanti approdano alla preparazione prossima non frequentano i sacramenti da molto tempo. Il loro accompagnamento non potrà significare un’istruzione che farebbero fatica a comprendere, con argomenti

estranei alla loro sensibilità. “Davanti alle famiglie e in mezzo ad esse deve sempre nuovamente risuonare il primo annuncio […] Il nostro insegnamento sul matrimonio e la famiglia non può cessare di ispirarsi e di trasfigurarsi alla luce di questo annuncio di amore e di tenerezza, per non diventare mera difesa di una dottrina fredda e senza vita. Infatti, non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi” 49. Bisogna, dunque, dare priorità a quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, aiutino in una revisione di vita per un nuovo sguardo progettuale.

Gli “Itinerari” costituiscono ormai un’esperienza collaudata e consolidata. Devono però diventare percorsi di

“re-iniziazione” alla vita cristiana nell’età adulta. Parliamo di “secondo annuncio”. La partecipazione delle coppie

agli Itinerari proposti è alquanto pacifica e scontata, e nei partecipanti cresce gradualmente l’interesse per le tematiche presentate e il loro coinvolgimento affettivo, conservando un felice ricordo dell’esperienza vissuta.

58. La nostra Chiesa diocesana dispone già di un Sussidio che serve non per uniformare e omologare, ma per favorire una proposta unitaria per evangelizzare l’amore orientato in senso cristiano. Insisto ancora sul fatto che l’Itinerario

deve favorire una riscoperta della fede battesimale e del senso cristiano della vita. Si tratta di accompagnare ad una ri-scoperta del Battesimo, Cresima, Eucarestia.

Solo così l’Itinerario potrà illuminare e motivare la decisione del matrimonio come scelta di fede, escludendo altre ragioni di secondaria importanza o per nulla valide rispetto alle ragioni della fede cristiana.

59. È opportuno anche chiedere alle coppie di partecipare all’Itinerario almeno un anno prima delle celebrazione delle nozze. Nel caso in cui non sia stata fissata alcuna data, la coppia è invitata a partecipare ugualmente all’Itinerario, soprattutto se ritiene di avere buone ragioni per considerare stabile il rapporto.

Una ragione per tutte giustifica tale orientamento: “La preparazione di quanti hanno già formalizzato un fidanzamento, quando la comunità parrocchiale riesce a seguirli con buon anticipo, deve anche dare loro la

possibilità di riconoscere incompatibilità e rischi. In questo modo si può arrivare ad accorgersi che non è ragionevole puntare su quella relazione, per non esporsi ad un fallimento prevedibile che avrà conseguenze molto dolorose” 50.

60. È bene che tutte le coppie che nel corso dell’anno pastorale partecipano agli Itinerari, abbiamo alcune occasioni di incontro a carattere diocesano, per far “respirare” la dimensione ecclesiale del loro cammino, come ad esempio, in occasione della festa di s. Valentino: “Non bisogna nemmeno dimenticare i validi contributi della pastorale popolare. Per fare un semplice esempio, ricordo il giorno di San Valentino, che in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla creatività dei pastori” 51.

La preparazione immediata

61. Il “sogno” di un matrimonio deve obbedire spesso a cliché culturali che provengono da tradizioni sclerotizzate e difficili da scardinare come, ad esempio, la preoccupazione di una casa puntigliosamente arredata, un gran numero di invitati, vestiti sfarzosi, festeggiamenti costosi che divorano molte risorse fisiche e soprattutto economiche. Molto spesso le coppie dichiarano di aver scelto la convivenza rispetto al matrimonio civile o religioso proprio per non affrontare le spese tanto esorbitanti quanto inutili. Non è più ammissibile che ci siano genitori che impongono ai figli comportamenti sociali divenuti insostenibili, insopportabili e dannosi. Da parte dei giovani, invece, cresce il bisogno di semplice sobrietà.

I giovani, più dei loro genitori, maturano la consapevolezza dell’amore che unisce come bene supremo, da porre al di sopra di ogni altra preoccupazione.

Particolare cura dovrà essere riservata alla preparazione e allo svolgimento della celebrazione liturgica del matrimonio, in particolare alla liturgia della Parola e al significato teologico e spirituale del consenso, fondamento

del “per sempre” del rapporto nuziale fondato sulla grazia di Cristo. Il consenso nuziale esprime la logica

del vincolo, accolto nell’intreccio di libertà e fedeltà, accoglienza reciproca e mutua donazione.

A partire dai primi anni di matrimonio

62. Una volta celebrato il matrimonio molte coppie scompaiano nell’anonimato, soffrendo una forma di “orfananza” per l’assenteismo pastorale da parte della parrocchia. I coniugi vanno sostenuti a crescere nell’amore aiutandoli nei

primi tempi della loro vita comune a “negoziare” le loro rispettive esigenze, al fine di impostare un intreccio di reciproche offerte e rinunce per il bene della coppia stessa. La vita matrimoniale porta i due giovani a scoprire che la realtà è più complessa e problematica di quella che avevano sognato. Questa “sorpresa” scomoda può già aprire un insidioso spiraglio per la separazione, invece che incoraggiare ad una relazione d’amore “artigianale”, capace di modellare e plasmare la relazione “su misura” delle reciproche esigenze e aspettative.

63. Ogni parrocchia, o più parrocchie insieme, dovrà formare coppie di sposi disponibili a mettersi a disposizione di quelle più giovani.

Sono di grande aiuto quei movimenti e associazioni ecclesiali che si prendono particolare cura della pastorale

familiare. Per accompagnare le giovani coppie, la parrocchia può fare riferimento ad uno delle tante proposte

di formazione (Azione Cattolica, Equipe Notre Dame, Famiglia di Nazareth, Emmaus, Cursillos di cristianità, Cammino neocatecumenale, Retrouvaille….).

 

Discernimento delle coppie in situazioni particolari

64. Discernimento: significa un processo di conoscenza della volontà di Dio da scegliere e perseguire da parte della persona. Implica la capacità di prendere le dovute decisioni. Il discernimento esige innanzitutto una seria e approfondita verifica, in forma di esame di coscienza, alla luce della Parola di Dio interpretata dall’insegnamento

della Chiesa. Il discernimento è attuato in foro interno: sia con il sacramento della confessione sia nel dialogo con il proprio direttore spirituale.

65. La Chiesa riceve dalla rivelazione biblica il progetto di Dio sull’amore umano, e l’esplicita volontà di Gesù di difendere l’indissolubilità del matrimonio (Mt 19,8): “Il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua

Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita” 52. Alla cura materna della comunità cristiana e al suo discernimento si presentano alcune situazioni particolari:

– coppie che convivono, senza alcun legame civile né religioso;

– coppie che celebrano solo il matrimonio civile;

– coppie che decidono il matrimonio religioso perché in attesa del figlio (“matrimonio riparatore”)

– coppie che, dopo aver celebrato il sacramento del matrimonio, decidono per la separazione, per poi il più delle volte approdare al divorzio;

– unioni civili di persone omosessuali.

 

66. Ciascuna di queste situazioni specifiche merita un’attenzione qualificata e appropriata. In linea generale la Chiesa manifesta verso chiunque, senza distinzione, il suo volto sempre materno, non esclude ma ascolta. Questo ascolto

può diventare accoglienza, discernimento e integrazione. La Chiesa è consapevole della fragilità di molti suoi figli e, benché proponga la completezza dell’amore sacramentale, guarda con misericordia e tenerezza quanti sono segnati

dall’amore ferito o smarrito.

 

Processo matrimoniale canonico

67. Diverse situazioni matrimoniali in stato di “crisi” e in condizioni di “irregolarità”, meritano un saggio discernimento.

A tal proposito, è necessario informare più diffusamente i nostri fedeli laici riguardo alla riforma del processo canonico matrimoniale attuata da papa Francesco.

Con l’aiuto di specifici consulenti, le coppie in situazione di separazione o di divorzio siano incoraggiate ad esplorare

i possibili motivi invalidanti del matrimonio contratto, avvalorati anche da alcune particolari condizioni e

circostanze, al fine di accedere al procedimento canonico di dichiarazione di nullità. Il Motu proprio di papa Francesco, “Mitis iudex”, ha istituito la forma del “processo breve” il cui svolgimento è affidato al Vescovo diocesano.

 

Coppie conviventi

68. Ho già accennato come non di rado la decisione della convivenza più che una scelta motivata da pregiudizi o preclusioni, è invece un ripiego di fronte a fattori che mettono in crisi la possibilità di sposarsi: la difficoltà ad avere una casa, anche modesta; la mancanza di lavoro e di un salario fisso, la perdita di lavoro, la mancanza di politiche familiari del governo. Se l’unione di persone conviventi, che praticano ordinariamente la vita cristiana, dimostra una notevole stabilità, un affetto profondo, responsabilità nei confronti dei figli, fortezza nelle prove, deve essere vista come una situazione da accompagnare con ogni sforzo verso il sacramento del matrimonio, stabilendo un aperto e costruttivo dialogo con la coppia per illustrare la “novità” e la bellezza dell’amore sacramentale.

In nessun caso si deve negare la grazia del battesimo per i figli, a condizione che siano gli stessi genitori a chiederlo

liberamente e consapevolmente53. Si avrà cura di raccomandare ai genitori la saggia scelta di padrini esemplari per virtù morali e spirituali.

 

Sposati con rito civile

69. La decisione di rendere stabile un’unione coniugale anche solo con rito civile è più apprezzabile rispetto alla convivenza, ma imperfetta secondo la visione cristiana dell’amore. A noi Pastori, animati dal desiderio di promuovere il matrimonio cristiano, compete “il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà”, per “entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza” 54. Il discernimento

pastorale con le coppie sposate solo civilmente può identificare alcuni elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale delle persone coinvolte.

Anche nei confronti delle coppie sposate solo civilmente non si nega la grazia del battesimo per i loro figli,

a condizione che siano gli stessi genitori a chiederlo liberamente e consapevolmente. Sarà proprio questa richiesta ad offrire ai Pastori l’opportunità di istruire la coppia sul significato e sulla bellezza dell’amore sacramentale.

Ad ogni modo, resta necessario raccomandare ai genitori la saggia scelta di padrini esemplari per virtù morali e spirituali.

70. Sia per le coppie conviventi sia per quelle sposate solo civilmente bisogna rispettare quella che san Giovanni Paolo II indicava come “legge della gradualità”, perché la persona “conosce, ama e realizza il bene morale secondo

tappe di crescita” 55. Per tale ragione, nella vita di queste coppie potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono, anche se in maniera opaca e forse confusa, l’amore di Dio.

Agli sposi che si accingono a celebrare il matrimonio civile, se orientati alla celebrazione sacramentale del

loro amore, si potrà condividere, su loro esplicita richiesta e in maniera privata, un momento di preghiera che

si può concludere, a condizione di un serio discernimento, con la benedizione se dichiaratamente disposti

a celebrare appena possibile il sacramento nuziale. A ciò si deve aggiungere il pressante invito a partecipare

alla celebrazione eucaristica domenicale, alla testimonianza della carità, a collaborare alle varie attività aggregative

della parrocchia.

 

Separati e divorziati fedeli

71. Esistono coppie che sono in crisi dopo aver celebrato il sacramento del matrimonio e che non approdano ad un nuovo matrimonio civile. Sono persone che vivono, o subiscono, la condizione della separazione o del divorzio:

“La solitudine e altre difficoltà sono spesso retaggio del coniuge separato, specialmente se innocente. In tal caso la comunità ecclesiale deve più che mai sostenerlo; prodigargli stima, solidarietà, comprensione ed aiuto concreto in modo che gli sia possibile conservare la fedeltà anche nella difficile situazione in cui si trova; aiutarlo a coltivare l’esigenza del perdono propria dell’amore cristiano e la disponibilità all’eventuale ripresa della vita coniugale anteriore” 56.

Cosa potrà riempire la loro solitudine? Innanzitutto l’affetto permanente, anche se provato, per il coniuge assente.

Poi la cura per i figli, per la cui crescita il coniuge continua a spendersi in un servizio di abnegazione generosa

ed esemplare. Nella crisi coniugale si procede con molta fretta a stabilire una nuova unione, sospinti dall’ansia

di “rifarsi una vita”. Questa frettolosa decisione può essere dettata da una logica di esasperato egoismo: si ricerca

di più il proprio benessere che la serenità dei propri figli costretti non di rado ad una drammatica lacerazione affettiva, e destinati a subire inesorabilmente la traumatica sofferenza causata dal divorzio dei loro genitori.

72. In Italia esiste un’Associazione privata di fedeli, “Separati Fedeli” (cfr. Codice di diritto canonico, can. 321-326) che nasce a Milano nel 2001, per iniziativa e grazie all’impegno solidale di alcuni separati, con l’appoggio e l’incoraggiamento dell’Ufficio nazionale per la Pastorale familiare della CEI, nella persona dell’allora responsabile Mons. Renzo Bonetti, che sin dall’inizio è stato il referente spirituale dell’Associazione. Da subito si intravede la “novità” di un vero e proprio cammino spirituale, che non muta l’originale vocazione sacramentale,

battesimale e nuziale, ma che richiede una diversa attenzione, pastorale e teologica. Un cammino di spiritualità rivolto a persone separate o divorziate che hanno fatto una scelta di fedeltà al matrimonio-sacramento, scegliendo, con l’aiuto della Grazia divina, di vivere un amore “per sempre”, oltre la sfida del fallimento umano.

Si ricorda che, mediante opportuno discernimento e specifica preparazione, per i separati e per i divorziati

fedeli è consentito accedere ai sacramenti, ai servizi ecclesiali e alla funzione di padrino e madrina.

 

Divorziati risposati civilmente

73. I divorziati che si risposano civilmente meritano un’attenzione tutta particolare. Bisogna operare un serio e qualificato discernimento, per non ricadere nell’errore di catalogare le situazioni in modo indiscriminato, come se fossero tutte uguali e meritevoli, indistintamente, di un giudizio rigido, senza la dovuta attenzione alle singole situazioni.

La condizione di chi “ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari” 57, e con il divorzio ha gettato con estrema leggerezza nella confusione e nella sofferenza la vita dell’intera famiglia costituitasi con il primo matrimonio, è particolarmente grave. Tale persona è chiaramente colpevole di irresponsabilità rispetto ai suoi doveri di coniuge e di padre/madre.

74. Diverso giudizio merita il coniuge che si trova in una seconda unione “consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e

grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe” 58. La Chiesa, infatti, riconosce seri motivi, come ad esempio l’obbligo morale dell’educazione dei figli nati dalla nuova unione, per cui l’uomo e la donna non possono soddisfare l’obbligo della separazione. Si parla di una situazione irreversibile. Diverse coppie che vivono queste concrete condizioni di vita coniugale esprimono una spiccata sensibilità spirituale, manifestando il vivo desiderio di sentirsi parte integrante della comunità cristiana, pur consapevoli della loro particolare storia di vita nuziale.

 

Unioni civili di persone omosessuali

75. “Ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione” 59. Tutto questo in nessun caso può significare una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio tra un uomo e una donna. Ciò detto, non deve mai mancare una speciale cura pastorale rivolta alle persone omosessuali60.

In particolare, una persona dichiaratamente omosessuale può essere ammessa al sacramento della confessione

e della comunione, come anche può fungere da padrino o da madrina, purché non vi sia in atto una notoria

convivenza di fatto.

 

Integrazione dei divorziati risposati

76. Integrazione: è il processo contrario all’esclusione. L’opera di integrazione è collegata con l’accompagnamento. La fragilità della vita matrimoniale non può essere motivo di “scomunica”, di esclusione o di rigida condanna che

non tenga conto della coscienza morale e dell’intima volontà della persona di amare il Signore, nonostante tutto.

La condizione di quanti sono divorziati-risposati civilmente merita una speciale considerazione, al fine di integrare la loro presenza nella comunità cristiana, pur con la dovuta attenzione nell’evitare ogni motivo di scandalo. L’integrazione deve essere frutto di un saggio discernimento da parte dei Pastori perché diverse sono le cause per le quali uno si trova a vivere nelle seconde nozze. C’è chi ha fatto ogni sforzo per salvare il primo matrimonio, e ha dovuto subire l’abbandono da parte del partner; c’è chi sente il dovere di una seconda unione in vista della responsabilità educativa verso i figli della nuova relazione; c’è chi è sicuro in coscienza che il primo matrimonio, irrevocabilmente fallito, non è stato mai valido.

77. Pertanto, è giusto che il Pastore debba “aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita” 61.

Tali situazioni matrimoniali devono essere accolte e valorizzate come sfide per una creatività missionaria capace

di abbracciare tutte le situazioni concrete, per “non dare niente e nessuno per perduto, ma a cercare, a rinnovare

la speranza di sapere che Dio continua ad agire all’interno delle nostre famiglie. Ci sfida a non abbandonare

nessuno perché non è all’altezza di quanto si chiede da lui” 62.

 

Il vocabolario della coscienza

78. “Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta irregolare vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante” 63. Sono necessari una maggiore considerazione e un maggior coinvolgimento della coscienza della persona nel discernimento morale. L’aiuto responsabile e serio del Pastore aiuterà a individuare l’eventuale peso dei condizionamenti concreti e dei possibili fattori attenuanti della propria responsabilità, perché “è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” 64.

79. Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica si esprime in termini alquanto espliciti: “L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali” 65.

A questo punto è necessario che il coniuge, che vive in situazione di crisi, sia accompagnato dai presbiteri sulla via del discernimento, lasciandosi illuminare e istruire dai seguenti criteri66:

– insegnamento della Chiesa sull’amore e sul matrimonio

– orientamenti pastorali del Vescovo

– esame di coscienza del coniuge, nutrito di riflessione e di sofferenza sincera per quanto accaduto nella sua vita

– comportamento assunto verso i figli nel momento della crisi coniugale

– reali tentativi di riconciliazione

– condizioni di vita del partner abbandonato.

– quale impatto esercita la nuova relazione sulla vita della famiglia e sulla comunità cristiana

– quale esempio offre ai giovani orientati al matrimonio risentimenti, interessi economici, contrasti e a volte odio reciproco.

In questa lotta vengono, a volte irresponsabilmente, coinvolti anche i figli, spesso “usati” come un mezzo per vincere sull’altro. Aiutare ciascuno a capire le ragioni dell’altro, spingere i due a dialogare anche per il bene dei figli, sollecitarli a rispettare i diritti di ciascuno, aiutarli a scoprire la libertà e la pace che derivano dal perdono in modo che essi vivano da riconciliati, può essere, ed è, un grande compito della comunità cristiana.

È doveroso che la coscienza della persona sia coinvolta nel discernimento della propria situazione matrimoniale “irregolare”. Naturalmente parliamo di una coscienza illuminata e formata, sostenuta dalla luce della Parola di Dio e dall’insegnamento della Chiesa. La coscienza, di fatto, è e rimane la norma prossima della moralità di ogni azione e condotta di vita.

Partecipazione ai servizi ecclesiali

80. Giovanni Paolo II invitava ad inserire e coinvolgere negli uffici della comunità cristiana i divorziati risposati: “Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare

incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza” 67.

Se queste coppie fanno parte della Chiesa, allora devono sentirsi oggetto di attenzione e anche soggetto di

partecipazione. Non è sempre ben recepito il senso e il perché di questa misericordiosa accoglienza. Si ha

paura che questa amorevole ammissione alla vita ordinaria della comunità cristiana oscuri o comprometta la

tensione verso il valore dell’indissolubilità. Nelle situazioni “irregolari” la comunione spirituale con la Chiesa

non è totalmente ma solo parzialmente compromessa.

I divorziati risposati non devono sentirsi separati dalla Chiesa, potendo, anzi dovendo, in quanto battezzati

partecipare alla sua vita.

81. In alcuni precedenti documenti pastorali si escludeva categoricamente l’assunzione della gran parte dei servizi ecclesiali da parte delle coppie conviventi, sposati solo civilmente, divorziati risposati o passati ad una nuova unione68.

L’Amoris laetitia invita invece a valutare con un atteggiamento meno restrittivo tale esclusione: “La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa” 69.

In riferimento ad una possibile rivalutazione della partecipazione dei divorziati risposati ad alcuni servizi ecclesiali

è doveroso restare in attesa di ulteriori applicazioni pastorali dell’esortazione pontificia da parte della Conferenza episcopale italiana. Restano pertanto in vigore gli impedimenti già indicati nei diversi documenti del Magistero70.

82. Una considerazione a parte merita il ruolo dei padrini.

In merito a tali figure, previste nella celebrazione del Battesimo e della Cresima, intendo sviluppare un’approfondita riflessione in seno al Consiglio presbiterale diocesano e al Consiglio pastorale diocesano, al fine di elaborare alcuni orientamenti per la nostra Chiesa diocesana, già presi in considerazione dai tre vescovi della provincia di Frosinone e in fase di studio e di definizione. Ordinariamente non possono svolgere il servizio ecclesiale di padrino e madrina quanti vivono la condizione di conviventi, sposati solo civilmente, divorziati risposati o passati ad una nuova unione “irregolari”, considerata l’evidenza ecclesiale della loro presenza quali figure esemplari di vita cristiana.

Partecipazione ai sacramenti

83. Chi si aspettava dai due Sinodi e dall’Esortazione di papa Francesco un elenco dei permessi e dei divieti circa la riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti, è rimasto senz’altro deluso. L’obiettivo pastorale del testo non voleva essere quello di codificare una nuova normativa e una nuova prassi, né si può affermare che l’esclusione dai sacramenti sia anche esclusione dalla Chiesa, né tantomeno dal Regno di Dio, perché la realtà del Regno non corrisponde e “non si identifica con la Chiesa, ma trascende le sue frontiere ed è presente nel cuore dell’umanità in ciascuna delle sue componenti e in differenti maniere […] Si è reso visibile in modo perfetto nel Signore Gesù risuscitato, ma continua a lottare per farsi spazio in tutte le relazioni umane.

La nostra vita è al servizio di questo Regno” 71. Il Regno è una realtà molto più ampia della Chiesa: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” 72. Ogni segno o traccia di autentico amore umano, anche se imperfetto rispetto alla volontà di Cristo e alla dottrina della Chiesa, è pur sempre un “germe”, un segno del Regno di Dio.

Se una coppia, che a ragione della “irregolarità” della sua condizione vive in una situazione oggettiva di peccato,

è animata da sincero, esemplare e costruttivo amore “non è lontana dal Regno di Dio” 73, per quanto non si può ritenere che vivano la piena comunione con la comunità ecclesiale.

84. Il Pastore accorto e saggio non può a priori considerare le seconde unioni con schemi eccessivamente rigidi, che non lascino la possibilità ad un discernimento pastorale e personale: “Una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe

… C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto” 74.

La Conferenza episcopale italiana in un documento sulla pastorale dei divorziati risposati si è espressa in termini illuminanti e inequivocabili:

“Non mancano casi nei quali i divorziati risposati si lasciano illuminare dalle esigenze del Vangelo e guidare

dall’intervento pastorale della Chiesa, fino a decidersi di reimpostare la propria vita secondo la volontà del Signore.

Qualora la loro situazione non presenti una concreta reversibilità per l’età avanzata o la malattia di uno o di ambedue, la presenza di figli bisognosi di aiuto e di educazione o altri motivi analoghi, la Chiesa li ammette

all’assoluzione sacramentale e alla comunione eucaristica, se sinceramente pentiti […]” 75.

85. Questa possibilità può essere ulteriormente avvalorata quando i divorziati risposati “sono soggettivamente certi in coscienza che il loro precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era stato mai valido” 76. Queste particolari situazioni così descritte possono non impedire ai divorziati risposati di ricevere l’aiuto della Chiesa non escluso, in certi casi, l’aiuto dei Sacramenti77.

In riferimento ad una delle condizioni che si richiede ai divorziati risposati per essere ammessi ai Sacramenti,

e cioè l’obbligo di vivere “come fratelli e sorelle”, l’Esortazione di papa Francesco applica alle coppie dei divorziati

risposati quanto affermato dal Concilio Vaticano II per le coppie regolari circa il valore delle relazioni sessuali,

mancando le quali “non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venire compromesso il bene dei figli” 78.

86. Nell’antica tradizione patristica è esplicitamente insegnato che l’Eucarestia non è il premio per i perfetti, ma un rimedio salvifico per i deboli 79. Anche s. Ambrogio sottolinea con immagini espressive come la prospettiva di poter accedere ai sacramenti risulti decisiva per la stessa penitenza e conversione:

“Volete eliminare il motivo per cui si fa penitenza? Togli al pilota la speranza di arrivare alla meta ed egli vagherà

incerto in mezzo ai flutti. Togli al lottatore la corona, e questi giacerà inerte allo stadio. Togli al pescatore la capacità

di catturare i pesci: egli cessa di gettare le reti.

Come può dunque chi patisce la fame nella sua anima pregare Dio con vero impegno, se dispera di ottenere

il sacro cibo?” 80

In conclusione, l’accompagnamento pastorale dei divorziati risposati non corrisponde alla generica domanda “si può, non si può”, ma commisura le disposizioni della disciplina pastorale al grado di maturazione della responsabilità

personale. L’intenso lavoro dei due Sinodi ha definitivamente legittimato il passaggio dalla morale della legge alla morale della persona, e questo riguarda non una singola questione ma l’intero impianto della teologia morale81.

Iniziative pastorali diocesane

Programmazione pastorale

87. Gli Organismi pastorali diocesani hanno la competenza e la responsabilità di programmare un programma pastorale specifico per tradurre gli orientamenti pastorali diocesani in scelte operative adeguate, per favorire reali processi di formazione e una pastorale di evangelizzazione.

I direttori di ciascun Organismo pastorale diocesano coinvolga tutti i componenti che vi fanno parte (presbiteri, consacrati, laici) al fine di pianificare programma completo per il nuovo anno pastorale. I responsabili degli Organismi pastorali diocesani si incontreranno con il Vescovo il prossimo 9 settembre presso le strutture della Basilica-Santuario di Canneto per una giornata di evangelica fraternità, al fine di condividere e armonizzare il programma di ciascuno con il Progetto complessivo come risposta adeguata alle istanze sociali, culturali e pastorali della nostra Chiesa particolare.

 

Scuola dei Missionari Laici

88. La conversione missionaria di una Chiesa particolare non si improvvisa.

La sua capacità di “uscire” deve esprimere la forza “generativa” di un rinnovato amore per il territorio. Questo compito deve riguardare e coinvolgere in modo speciale i laici: “Si potrebbe obiettare che i laici non sempre sono sufficientemente preparati a compiere determinati compiti; non va però dimenticato che il miglior apprendimento si realizza proprio a contatto con le esigenze e le sfide della pratica […] È necessario che si torni a considerare l’essenza del sacerdozio e, allo stesso tempo, promuovere lo sviluppo di una varietà di ministeri (cfr. NMI 46) che non sono esclusivi del sacerdote” 82.

89. Il “corso breve” proposto all’inizio di ogni anno risponde al bisogno di formazione continua missionari laici. Si svolgerà presso la Sala Giovenale in Aquino, secondo il calendario già comunicato.

Le prime due serate saranno guidate da Suor Pina del Core sull’identità spirituale del missionario laico, mentre le altre due saranno guidate da don Dario Vitali e riguarderà l’azione missionaria della comunità cristiana soprattutto verso le coppie in situazioni particolari (“irregolari”).

Conclusione dell’Anno giubilare e Inaugurazione anno pastorale

90. L’anno giubilare della misericordia prevede anche tempi e modi per celebrare la sua conclusione anche con la chiusura delle Porte sante. La conclusione non è l’epilogo di un evento da archiviare; anzi, nella medesima  celebrazione daremo inizio al nuovo anno pastorale. Pertanto, per la nostra Chiesa diocesana le celebrazioni sono così programmate:

a. Chiesa Madre in Cassino, sabato 12 novembre 2016, alle ore 18.00: solenne concelebrazione eucaristica con tutto il clero, secolare e regolare, che svolge il proprio ministero nella Zona Pastorale di Cassino, Zona Pastorale di Cervaro, Zona Pastorale di Pontecorvo, Zona Pastorale di Aquino, insieme con le comunità parrocchiali. Per tale straordinario

evento ecclesiale, al fine di favorire la partecipazione di presbiteri e fedeli, nel pomeriggio di sabato 12 novembre 2016 non sarà celebrata nessuna s. Messa parrocchiale.

b. Basilica-Santuario di Canneto: domenica 13 novembre 2016, alle ore 11.00.

c. Chiesa Cattedrale in Sora: domenica 13 novembre 2016, alle ore 17.00: solenne concelebrazione eucaristica con tutto il clero, secolare e regolare, che svolge il proprio ministero nella Zona pastorale di Sora, Zona pastorale di Balsorano, Zona Pastorale di Atina, Zona Pastorale di Isola del Liri, insieme con le comunità parrocchiali. Per tale straordinario evento ecclesiale, e per favorire la partecipazione di presbiteri e fedeli, nel pomeriggio di domenica 13 novembre 2016 non sarà celebrata nessuna s. Messa parrocchiale.

Seminario teologico-pastorale

91. Il seminario teologico-pastorale costituisce una feconda occasione di approfondimento della meta annuale, e permette di rielaborare, in preparazione al tempo liturgico della Quaresima-Pasqua, un adeguato progetto di evangelizzazione. Il Seminario è previsto nei giorni 25-26-27 gennaio 2017, in Aquino, presso la Sala Giovenale.

Quaresima-Pasqua

92. Il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica per l’inizio del tempo liturgico della Quaresima con il rito dell’imposizione delle Sacre Ceneri nella Chiesa-Madre di Cassino. Sono tenuti a partecipare tutti i parroci della Città di Cassino con i propri fedeli, e tutti i Missionari Laici della diocesi impegnati per le attività di evangelizzazione delle famiglie nelle Zone pastorali e nella proprie parrocchie. Durante la celebrazione delle Sacre Ceneri si svolgerà anche il ‘Rito del mandato’ a tutti i Missionari, laici e consacrati, per l’attività missione nel tempo della Quaresima-Pasqua.

Celebrazione zonale nella Prima domenica di Quaresima

93. Nel pomeriggio della Prima domenica di quaresima, ogni Vicario zonale insieme con i sacerdoti e i fedeli della Zona presiederà la concelebrazione dell’Eucarestia con la quale darà inizio alla Missione popolare per tutte le parrocchie della propria Zona, valorizzando soprattutto la Benedizione annuale delle famiglie, le celebrazioni liturgiche, l’annuncio della Parola, il servizio dell’ascolto nelle piccole Comunità di base, gruppi-incontro con le coppie in situazione “irregolari” etc….

“24 ore per il Signore”

94. L’invito sarà rivolto in modo speciale alle coppie. L’appuntamento si svolge nel venerdì-sabato precedente la Quarta domenica di Quaresima: Ogni Zona pastorale potrà indicare una o più chiese nelle quali si svolgerà la celebrazione della Parola, l’adorazione continua dell’Eucarestia, la celebrazione ininterrotta del sacramento della confessione.

 

Carissimi sorelle e fratelli,

le molte crisi familiari non devono mettere in ginocchio la maternità della Chiesa; essa deve attrezzarsi come un “ospedale da campo” che accoglie, si fa carico delle piaghe morali dei suoi figli, si prende cura di ciascuno: “Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza” 83.

La Vergine Maria è presente al banchetto di nozze a Cana di Galilea 84. Gesù compie il suo primo “segno” a favore di questa coppia, “in crisi” nel giorno stesso del matrimonio, nel bel mezzo della festa. La Chiesa non può restare “assente”, rimanere a guardare o limitarsi a “studiare” le fatiche e le prove di tanti coniugi e famiglie; è chiamata a continuare la stessa missione di Cristo, trasformando l’acqua delle fragilità nel vino buono della guarigione, aiutando a conservarlo… sino alla fine!

Buon anno pastorale a tutti: buon lavoro apostolico a voi carissimi presbiteri, diaconi, consacrati, a tutti voi fedeli laici così generosi e disponibili, a ciascuna comunità parrocchiale.

Vi abbraccio e vi benedico di cuore, tutti e ciascuno, con speciale affetto di predilezione.

 

Sora, 22 agosto 2016

Festa di Santa Maria di Canneto,

anno quarto del mio episcopato

 Gerardo Antonazzo

 

 

APPENDICE

PER CONTINUARE A PREGARE

 

1. Preghiera di Papa Francesco alla Santa Famiglia

Gesù, Maria e Giuseppe,

in voi contempliamo

lo splendore del vero amore,

a voi, fiduciosi, ci affidiamo.

Santa Famiglia di Nazaret,

rendi anche le nostre famiglie

luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,

autentiche scuole di Vangelo

e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazaret,

mai più ci siano nelle famiglie

episodi di violenza, di chiusura e di divisione;

che chiunque sia stato ferito o scandalizzato

venga prontamente confortato e guarito.

Santa Famiglia di Nazaret,

fa’ che tutti ci rendiamo consapevoli

del carattere sacro e inviolabile della famiglia,

della sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,

ascoltateci e accogliete la nostra supplica.

Amen.

Francesco

 

2. Preghiera per l’anno pastorale 2016-2017

Dio di bontà e amore infinito,

rigenera l’amore di uomo e di donna,

da te chiamati a sublimi espressioni

di anime pure e di menti estasiate.

Torna a soffiare nel cuore di ognuno

il caldo respiro dell’amore divino.

Sognàti da te e plasmati per te,

ci crei per amore e ci chiedi di amare.

Tra tutte le opere dell’intero universo,

stupendo disegno di infinita sapienza,

hai danzato di gioia per l’uomo e la donna,

plasmati da te maschio e femmina.

Questa volta sì, osso da ossa,

carne da carne, inseparabile unità.

Eterna bellezza di un’attrazione divina

che unisce per sempre. Un bacio di anime

e un abbraccio di corpi, tenerezza indicibile,

per diventare di due un’unica carne.

Non è bene dividere ciò che Dio ha congiunto:

non c’è gioia nell’odio, non letizia nell’ira.

Risana, Signore, il rancore e l’orgoglio,

ricomponi discordie di umana arroganza,

guarisci le piaghe che grondano rabbia,

riporta al perdono la coppia ferita.

Cristo Signore, la tua croce è follia,

passione d’amore che tutto risana.

Prepara il cuore al dono totale

e saremo disposti l’uno per l’altra

a dire ogni giorno: ti amo per sempre!

Amen.

 Gerardo, Vescovo

 

3. Preghiera del pellegrino alla Vergine bruna di Canneto,

nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia

 

Vergine bruna di Canneto, Madre di misericordia,

viandanti in preghiera verso il tuo sacro tempio,

cercatori di pace e mendicanti di misericordia,

veniamo a te, pellegrini in questa valle di speranza.

Tu sei benedetta fra le donne, perché nel tuo grembo

Dio ha fatto germogliare l’albero fecondo della Vita.

Tu sei benedetta: il tuo sguardo dolce a amabile,

impregnato di affabile gioia e luce rassicurante,

trasfigura le nostre rassegnazioni e tristezze,

e fa sussultare le nostre stagnanti delusioni e lamenti.

O Maria, ascolta con amore solerte le nostre invocazioni.

Non rallentare la fretta della tua sollecitudine:

in te noi speriamo, te noi cerchiamo con fiducia.

Fa’ che riconosciamo nel ritmo dei tuoi passi

la tua premura di Donna benigna e clemente,

e negli abbracci materni il fascino del tuo ansioso respiro.

Tu sei nostra Stella: custodisci e proteggi

il faticoso cammino di coloro che Gesù,

morente sulla croce, ti affida come tuoi figli.

Tu sei beata, o Maria, perché hai creduto:

incoraggia la nostra fede per rispondere con gioia

alla voce di tuo Figlio, felici di compiere la sua parola.

Aiutaci, o Madre santa, a ringraziare con la vita

e a magnificare con la nostra lode la misericordia di Dio.

E mostraci in questo nostro esilio, Gesù,

perché da lui guidati e da te consolati,

possiamo camminare verso la patria eterna. Amen.

 Gerardo, Vescovo

 

4. Preghiera a Maria per le vocazioni

 

Santa Maria, Donna dell’ascolto e grembo della Parola,

Vergine Immacolata, piena di grazia,

con il tuo Sì hai risposto all’Amore

di Colui che ha compiuto in te grandi cose.

Provoca nel cuore dei giovani

aneliti implacabili per più alti ideali,

e fa riconoscere la voce inconfondibile,

mite e potente, del tuo Figlio,

che ancora oggi sorprende con l’invito:

“Vieni e Seguimi”!

Santa Maria, nostra Signora di Canneto,

Vergine Bruna e Compagna di viaggio,

tu che hai accolto nella tua carne il Verbo di Dio,

sciogli le sterili resistenze alla sequela di Cristo,

risolvi gli ingannevoli dubbi, e trasforma ogni paura

nell’ebbrezza di slanci generosi,

favorendo ripetute vertigini

per progetti di elevata bellezza.

Santa Maria, Serva dell’Eccomi gratuito e puro,

con la tua obbedienza non hai dubitato della fedeltà di Dio:

scoraggia ogni calcolo umano

con la certezza di sovrumane ricompense.

Dona perseveranza ai chiamati,

rafforza in loro il coraggio per un ideale di vita

totalmente consacrato al servizio di Dio e dei fratelli.

Amen.

 Gerardo, Vescovo

 

Inno ufficiale del Giubileo della Misericordia

Misericordes sicut Pater!

Misericordes sicut Pater!

 

1. Rendiamo grazie al Padre, perché è buono

in aeternum misericordia eius

ha creato il mondo con sapienza

in aeternum misericordia eius

conduce il suo popolo nella storia

in aeternum misericordia eius

perdona e accoglie i suoi figli

in aeternum misericordia eius

 

2. Rendiamo grazie al Figlio, luce delle genti,

in aeternum misericordia eius

ci ha amati con un cuore di carne

in aeternum misericordia eius

da lui riceviamo, a lui ci doniamo

in aeternum misericordia eius

il cuore si apra a chi ha fame e sete

in aeternum misericordia eius

Misericordes sicut Pater!

Misericordes sicut Pater!

 

3. Chiediamo allo Spirito i sette santi doni

in aeternum misericordia eius

fonte di ogni bene, dolcissimo sollievo

in aeternum misericordia eius

da lui confortati, offriamo conforto

in aeternum misericordia eius

l’amore spera e tutto sopporta

in aeternum misericordia eius

 

4. Chiediamo la pace al Dio di ogni pace

in aeternum misericordia eius

la terra aspetta il vangelo del Regno

in aeternum misericordia eius

grazia e gioia a chi ama e perdona

in aeternum misericordia eius

saranno nuovi i cieli e la terra

in aeternum misericordia eius

Misericordes sicut Pater!

Misericordes sicut Pater!

Note

––––––––––––––––––––––

1 Cantico dei Cantici 8, 6-7.

2 Il Cantico dei Cantici, cioè il Cantico per eccellenza, il più bel Cantico, canta l’amore reciproco di un amato e di un’amata. Questo libro biblico che non parla di Dio e che usa il linguaggio di un amore passionale, ha sempre meravigliato gli esegeti. Si può ricercare l’origine del Cantico nelle feste che accompagnavano la celebrazione del matrimonio. Inculca a modo suo la bontà e la dignità dell’amore e lo riscatta da ogni puritanesimo come anche da ogni licenza erotica. La potenza delle sue immagini, la forza con cui è cantato l’amore tra l’uomo e la donna sono la ragione profonda per cui esso è diventato anche parabola dell’amore del Signore sposo verso Israele vista come la sposa e, nel mondo cristiano, come simbolo dell’amore di Cristo per la Chiesa.

3 Benedetto XVI, Deus caritas est, 10.

4 Ibidem, 4.

5 Cfr. Ef 5, 25-33.

6 2Cor 11, 2-3.

7 Ef 5,2.

8 Cfr. Gv 3,29.

9 S. Agostino, Disc.293, 6-7.

10 Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 1.

11 Papa Francesco, Udienza generale, 29 maggio 2013.

12 Papa Francesco, Amoris laetitia, 87-88.

13 Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.

14 Sinodo, Relatio finalis, 2015, 52.

15 Papa Francesco, Amoris laetitia, 9.

16 CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 37.

17 Relatio Synodi, 18 ottobre 2014, 2.

18 “Non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi. Perciò desidero contemplare Cristo vivente che è presente in tante storie d’amore, e invocare il fuoco dello Spirito su tutte le famiglie del mondo” (Amoris laetitia, 59).

19 Ebr 4,12.

20 Spe salvi, 2.

21 Eziologia (gr. αἰτιολογία, da αἰτία “causa” e λόγος “discorso, trattazione”). Termine indicante, in generale, la scienza che indaga le cause-origini di una data classe di fenomeni.

22 In mitologia, “miti eziologici” sono detti i racconti che la fantasia popolare escogita per chiarire l’origine di singoli aspetti della realtà facendoli risalire all’azione di forze umane o divine e valendosi, per tali ravvicinamenti, di analogie o etimologie più o meno attendibili.

23 Papa Francesco, Udienza generale 2 aprile 2014.

24 Gen 2,20.

25 Papa Francesco, Udienza generale 2 aprile 2014.

26 Ctc 2, 16: 6,3.

27 Mt 19, 4-8.

28 Gen 2, 24.

29 Papa Francesco, Amoris laetitia, 74-75.

30 Ilario di Poitiers, Trattato sui misteri, I,I.

31 Origene,Omelia sul Cantico, 1,1

32 Papa Francesco, Udienza generale, 10 dicembre 2014.

33 Papa Francesco, Amoris laetitia, 37.

34 Ibidem, 292.

35 Suggerisco il rimando alla pubblicazione, molto chiara e puntuale sull’argomento, La questione gender,

del moralista milanese Aristide Fumagalli (Queriniana 2015).

36 Colloquio a porte chiuse tra Papa Francesco e i Vescovi polacchi, 27 luglio 2016.

37 Giovanni Paolo II, Udienza generale, 22 ottobre 1986.

38 Relatio finalis 2015, 47.

39 M. Gronchi, Relazione al Convegno pastorale diocesano, Aquino, 8 giugno 2016. 40 Papa Francesco, Discorso Convegno ecclesiale di Roma, 16 giugno 2016.

41 Papa Francesco, Amoris laetitia, 35.

42 2014, 28.

43 Papa Francesco, Amoris laetitia, 291.

44 Papa Francesco, Amoris laetitia, 72.

45 Ibidem.

46 n. 172.

47 Papa Francesco, Amoris laetitia, 204.

48 Ibidem, 209.

49 Papa Francesco, Amoris laetitia, 58-59. Tale pensiero è ripreso anche al n. 207.

50 Papa Francesco, Amoris laetitia, 209.

51 Ibidem, 208.

52 Papa Francesco, Amoris laetitia, 292.

53 Cfr. Codice di diritto canonico, can 868§1.

54 Relatio Synodi, 41.

55 Giovanni Paolo II, Familiaris consortio (22 novembre 1981), 34.

56 Ibidem, 83

57 Papa Francesco, Amoris laetitia, 298.

58 Ibidem, 298.

59 Ibidem, 250.

60 “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ognimarchio di ingiusta discriminazione […] Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana” (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2358-2359).

61 Ibidem, 296-297.

62 Papa Francesco, Introduzione Convegno ecclesiale di Roma, 16 giugno 2016.

63 Papa, Francesco, Amoris laetitia, 301.

64 Ibidem, 305.

65 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1735.

66 Cfr. Relatio finalis 2015, 85.

67 Familiaris consortio, 84.

68 In particolare: Direttorio di Pastorale Familiare  per la Chiesa in Italia, 1993, nn.213-220; Lettera ai Vescovi della Congregazione per la dottrina della  fede, 1994.

69 Ibidem, 29971 V. M. Fernandez, Contemplativi nell’azione, Cinisello Balsamo 2014, p. 142.

69 ibidem 299

70 In particolare la Nota pastorale della CEI del 26 Aprile 1979

Si segnala anche un passaggio dell’introduzione scritta dal card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione

per la dottrina della fede al volume Sulla pastorale dei divorziati risposati. Documenti, commenti e studi, 1988

dove ripresentava le posizioni del magistero circa l’esclusione da alcuni servizi ecclesiali. Ciò vale ad esempio

per l’incarico di padrino. Anche altri compiti, che presuppongono una testimonianza di vita cristiana particolare,

non possono essere affidati a divorziati che sono sposati civilmente: servizi liturgici (lettore, ministro

straordinario dell’eucarestia), servizi catechistici (insegnante di religione, catechista), partecipazione

come membro del Consiglio pastorale diocesano o parrocchiale.

71 V. E. Fernadez, Contemplativi nell’azione, Cinisello Balsamo 2014, p. 142

72 Mt 21,31.

73 Mc 12,34.

74 Papa Francesco, Amoris laetitia, 298.

75 Cei, La pastorale dei divorziati risposati,Commissione episcopale per la dottrina della fede, la catechesi e la cultura e Commissione episcopale per la famiglia 1979.

76 Familiaris Consortio, 84.

77 Cfr. Papa Francesco, Amoris laetitia, 305 e la nota n. 351.

78 Gaudium et spes, 51.

79 Nella nota 51 dell’Evangelii gaudium papa Francesco offre questi riferimenti: Sant’Ambrogio,De Sacramentis, IV, vi, 28: PL 16, 464: «Devo riceverlo sempre, perché sempre perdoni i miei peccati. Se pecco continuamente, devo avere sempre un rimedio»; ibid., IV, v, 24: PL 16, 463:«Colui che mangiò la manna, morì; colui che mangia di questo corpo, otterrà il perdono dei suoi peccati»; San Cirillo di Alessandria, In Joh. Evang. IV, 2: PG73, 584-585: «Mi sono esaminato e mi sono riconosciuto indegno. A coloro che parlano così dico: e quando sarete degni? Quando vi presenterete allora davanti a Cristo? E se i vostri peccati vi impediscono di avvicinarvi e se non smettete mai di cadere –chi conosce i suoi delitti?, dice il salmo– voi rimarrete senza prender parte della santificazione che vivifica per l’eternità?».

80 S. Ambrogio, La penitenza, II.

81 M. Cozzoli, La morale cristiana nella “Evangelii gaudium”/2, in Avvenire dell’11 gennaio 2014, p.3.

82 V. E. Fernadez, Contemplativi nell’azione, p. 140

83 Prefazio comune, VIII.

84 Gv 2, 1-12.