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18 Settembre 2016 – XXV Domenica del Tempo Ordinario – C

Verso la Domenica

suggerimenti per la preghiera comunitaria sul vangelo della Domenica

18 Settembre 2016 – XXV Domenica del Tempo Ordinario – C 

Signore, come Maria, aiutaci a vivere di fede:
che la nostra fede sia forte soprattutto nei momenti del dolore e della prova.
Come Maria, aiutaci a vivere d’amore:
che noi sappiamo dimenticarci di noi stessi e vedere il tuo volto sul volto dei fratelli.
Come Maria, aiutaci a vivere di speranza:
che noi non ci lasciamo abbattere dalle difficoltà e dagli insuccessi,
ma guardiamo al tuo Figlio, morto e sepolto e risorto per amore.
Come Maria, aiutaci a essere umili.
Come Maria, aiutaci a dire ” sì “ quando ci chiami.
Come Maria, aiutaci a essere poveri. Perché sappiamo donare noi stessi.
Come Maria, aiutaci a incontrarti nel silenzio,
perché il silenzio diventi ogni giorno la nostra forma più alta di preghiera. Amen. 

 

 Vangelo di Lc 16,1-13

dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Meditazione.

I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce

Queste parole esprimono un lamento di Gesù e contengono un suo desiderio: Possibile che l’uomo sappia escogitare le vie più nascoste quando si tratta di far soldi o ottenere successo e che sia invece così fiacco, quando si tratta di conquistare il regno di Dio?
Questa parabola colpisce perché offre un giudizio del tutto diverso da quello che noi avremmo pronunciato: «il padrone lodò quell’amministratore disonesto»! Ma proprio questa sorpresa è ciò che Gesù vuole ottenere: si tratta di capire bene per non attribuire a Gesù un elogio della disonestà che è ben lontano dalle sue intenzioni.
Un amministratore disonesto si trova in una situazione critica: ancora pochi giorni poi verrà privato del suo lavoro. Che fare? Ogni possibilità per il futuro (zappare, chiedere l’elemosina) gli appare impraticabile. Escogita allora un sotterfugio: usando il quel potere che ancora possiede, favorisce i debitori del suo padrone. Si tratta evidentemente di una disonestà, di un mezzo per farsi degli amici che potrebbe aiutarlo quando egli si troverà nel bisogno. Cosa dobbiamo imparare da questa parabola? Non certo la disonestà; piuttosto la lucidità con cui il protagonista si è reso conto della sua situazione; la decisione e l’astuzia con cui si è coperto le spalle per il futuro. Applichiamo tutto questo alla nostra situazione. Dobbiamo anzitutto renderci conto che siamo in una situazione critica. Siamo giovani, intelligenti, il futuro ci si presenta roseo e promettente. Così pensiamo. In realtà siamo piuttosto nella condizione di quell’amministratore al quale verrà tolta l’amministrazione: giovani, ma per quanto?  intelligenti, ma per quanto? Se l’amministratore della parabola avesse pensato solo all’autorità che ancora aveva, avrebbe continuato,  ad amministrare il patrimonio del padrone come se niente fosse. La sua scaltrezza è consistita nel prendere atto della situazione precaria e nel prepararsi il domani. 

 

“Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti

Bellissima quest’affermazione, sembra “di poco conto” ma è proprio li che sta il segreto dell’amore. Essere fedeli nelle cose di poco conto. In questo contesto ha il suo significato sul piano dell’amministrazione, ma si può applicare alle molteplici situazioni della vita. Gesù sottolinea che l’essere fedeli nelle piccole cose è un test efficace per prevedere che si sarà altrettanto fedeli nelle cose grandi. Inoltre se Gesù richiede la fedeltà nel poco vuol dire che niente è piccolo di ciò che la vita domanda. Niente è piccolo di ciò che si fa per compiere la sua volontà. Niente è piccolo di quello che si fa per amore.Le giornate sono piene di piccole cose: quel letto da rifare, la cena da preparare, quel lavoro noioso e sempre uguale da compiere, quella carta da raccogliere, quel sorriso da offrire. Come compiere queste piccole azioni? Senza aver fretta. Compiendo tutto con perfezione, come se fosse l’ultima cosa da fare. La fedeltà nelle piccole cose si identifica col vivere bene il momento presente della vita.Gesù sembra apprezzare molto chi non trascura le cose da poco. In Mt.25,23  si rivolge ad un servo dicendo “sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
 
 
Non potete servire Dio e la ricchezza

Le parole di Gesù non devono suonare come una condanna della ricchezza in se stessa, ma del posto esclusivo che essa può avere nel cuore umano. Egli non richiede a tutti la povertà assoluta. Ciò che egli chiede è il distacco dai propri beni. Occorre che il ricco non si consideri tanto padrone, quanto amministratore dei beni in suo possesso, i quali sono primariamente di Dio e destinati non solo ad alcuni privilegiati ma a tutti. La ricchezza è un ottimo mezzo se serve a chi è nel bisogno, se aiuta a fare del bene, se si usa a fini sociali, non solo con opere di carità ma anche nella gestione di un’azienda. Solo in questo modo ci si potrà servire dei propri beni senza essere asserviti ad essi. Grande è il pericolo di accumulare ricchezze per sé. E sappiamo bene dall’esperienza e dalla storia, quanto l’attaccamento ai beni di questa terra possa corrompere e allontanare da Dio. Non deve quindi sorprendere l’aut aut così deciso di Gesù: o Dio o la ricchezza. 

 Preghiera

Prendi nelle tue mani, Signore, tutta la mia libertà;
prendi la mia memoria, la mia intelligenza,
tutta la mia volontà.
Tutto quello che ho, tutto quello che possiedo
me lo  hai dato tu:
io te lo restituisco e te lo offro senza riserve, perché la tua volontà lo governi.
Dammi solo il tuo amore e la tua grazia:
io sono ricco abbastanza e non desidero altro... Amen!

Sant’Ignazio di Loyola