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Il Banalizzatore distrugge l’empatia: storia progressiva di una rapida involuzione

“Ciò che Ti riguarda mi riguarda
Come ciò che Lo riguarda
Ti riguarda

Fabi, Silvestri, Gazzè – Il padrone della festa

Ascoltare storie è parte sostanziosa del mio mestiere di insegnante. Non solo raccontare, soprattutto ascoltare. Muovo gli occhi tra gli sguardi attivi dei miei studenti e ascolto le loro parole, pur non potendone vedere la bocca. Nondimeno, talvolta, la forza di certe affermazioni pare penetrare le barriere emergenziali con necessità, sicumera e sfrontatezza. Sono i pensieri banalizzati, sono le riduzioni standardizzate delle opinioni diffuse, sono le asserzioni veloci carenti di argomentazione. Come per i leoni da tastiera, che si nascondono dietro al comune Black mirror, chi indossa la mascherina può celare le proprie incertezze e insicurezze, quindi affermare il suo ego con tanta impetuosità. Ma, se i ragazzi in età scolastica hanno ancora un percorso di possibilità e di scelte, sono gli adulti a dover confrontarsi con i riflessi di atteggiamenti dannosi fin troppo diffusi. A partire dai politici, che hanno dimenticato o forse neanche conosciuto la lezione di Machiavelli, che da essi pretendeva che fossero in prima istanza educatori, non banalizzatori.

Chi è il banalizzatore?

Trattasi di individuo che, affidatosi per ragioni spesso (ma non sempre…) comprensibili ad una precisa grammatica e a una sequenza inflazionata di simboli, genera una indiscussa egemonia culturale: diffonde idee ultrasemplificate, sceglie i suoi colori e addita il colpevole, nega l’evidenza scientifica dei fatti, ricorda ogni giorno al popolo di essere in grado di autogovernarsi. In buona sostanza, ribadisce che il mondo non è altro che una macchina banale. Ma “prima noialtri” è ciò che ogni volta mi scuote la capacità di discernimento. “Prima noialtri” è un leitmotiv impressionante, anche tra gli studenti.

Un paio di premesse alla prosecuzione del mio scritto: insegno materie letterarie e latino, sono più sicura della lezione di Ray Bradbury e dei suoi racconti fantascientifici che delle teorie di Edward Lorenz, e sono forte di una discreta esperienza maturata con i diciottenni tra i banchi. Cito, quindi, l’effetto farfalla con modestia. Ho pensato di parlarne, un giorno, e di spiegare semplicemente cheuna tempesta in un preciso luogo può essere causata da un marginale evento atmosferico prodotto in un luogo remoto. Una provocazione. La risposta dei discenti è stata massiccia e significativa nel suo orientamento alla negazione della complessità. Mani alzate, qualche voce sovrapposta, un paio di scontri verbali tra compagni, ma tanto è stato: semplificazione e banalizzazione hanno avuto la meglio. Ben diversa la curvatura del pensiero, quando ho sollevato l’asticella dell’attenzione sui rapporti privati; immediatamente si è rafforzata l’attitudine a offrirsi per l’altro, le preoccupazioni e i pensieri personali subito accantonati perché ritenuti superflui, uno sguardo diverso stagliato sui volti di giovani uomini e donne che si preparano alla vita. Per me, quello, è stato un successo formativo. Ragazzi e ragazze sono abitanti consapevoli di questo luogo così impervio, che è la Terra a nostra misura.

Non è mai scontato ripetere che è la capacità di ascolto attivo e di contatto emotivo con l’altro ad allontanare le banalizzazioni e a fornire strumenti di crescita improntata alla condivisione. “Sentire dentro” contribuisce alla formazione della coscienza collettiva che ha, nell’armonia sociale, i propri pilastri, i propri obiettivi.

Quando le imposte chiuse di una finestra hanno conosciuto e accolto una luce diversa, abbiamo ultimato il nostro esperimento didattico ancorandolo alla realtà del nostro tempo. “È un semplice raffreddore” solo se non TI riguarda. Ma “ciò che ti riguarda mi riguarda, come ciò che lo riguarda ti riguarda”.

Paola Cianella